titolo Ludovico Ariostofotinefotinefotinefotinefotinefotine
Home pagepercorso testualepercorso tematicoCreditienglish version
punto
bordo
percorso biografico   Home Page > Percorso biografico > La famiglia di origine > Gabriele Ariosto

Gabriele Ariosto

fotografia Fratello di Ludovico Ariosto, secondogenito di Niccolò, viene battezzato a Reggio Emilia il 23 febbraio 1477. Si paralizza durante l’infanzia e non è in grado di intraprendere la carriera ecclesiastica alla quale era stato destinato. Si trasferisce a Ferrara dal 1484. Per la sua condizione di infermo usufruisce, in base al testamento paterno, di vitto e alloggio garantito dalle rendite delle fattorie che la famiglia possedeva a Cona e Cogomaro, nel circondario ferrarese. Riesce ad essere un abile amministratore del patrimonio della famiglia, fino a quando resta indiviso, e gestisce in prima persona anche gli affari particolari di Ludovico, nei momenti in cui il poeta è assente da Ferrara. Si sposa nel 1510 ed ha sette figli con i quali vive nella casa paterna, la magna domus che, dal 1532, diviene di proprietà sua e dei fratelli Galasso e Alessandro. La morte lo coglie nel 1549. Il suo impegno letterario ha inizio in una fase abbastanza tarda della vita: ricordiamo l’elegia latina In obitu Ludovici Areosti fratris carmen, contenente molte notizie sulla vita di Ludovico, presentate con sentimenti di affetto, e il poemetto Singulare certamen,. E’ forse riconducibile a Gabriele (o a suo figlio Giulio) il manoscritto dei Cinque Canti di Ludovico Ariosto, pubblicati per la prima volta nell’edizione aldina del 1545. Ancora legata alla vicenda letteraria di Ludovico è la continuazione della commedia I Studenti, lasciata incompiuta dal fratello e intitolata da Gabriele Scolastica. La commedia procede secondo gli schemi imitativi dei modelli classici, viene stampata nel 1547 e ristampata, con altre commedie di Ludovico, per i tipi di Giolito nel 1562. A Gabriele e alla sua sventura fisica sono riferiti i vv. 205- 210 della Satira I dell’Ariosto: "Ecci Gabriel; ma che vuoi tu ch’ei faccia? / che da fanciullo la sua mala sorte / lo impedì de li piedi e de le braccia. // Egli non fu né in piazza mai, né in corte, / et a chi vuol ben reggere una casa / questo si può comprendere che importe".

on
on
off
off
on
off
off
off
off
off
off
            indietrostampaInternet Culturale
bordo
Percorso biografico - Percorso testuale - Percorso tematico
Home "Viaggi nel testo" - Dante Alighieri - Francesco Petrarca - Giovanni Boccaccio - Baldassarre Castiglione
Torquato Tasso - Ugo Foscolo - Alessandro Manzoni - Giacomo Leopardi

Valid HTML 4.01 Strict        Valid HTML 4.01 Strict