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I Studenti

E’ una commedia in versi lasciata interrotta dall’Ariosto alla quarta scena del IV atto. Risale probabilmente, almeno nel suo primo abbozzo, agli anni 1518-1519, ovvero al periodo ‘felice’ in cui il poeta, liberatosi dal servizio presso il cardinale Ippolito d’Este, non è ancora oppresso dalla dura contesa per l’eredità di Rinaldo Ariosto. La struttura narrativa è ingarbugliata, con una prevalenza della fabula sui giochi che la avvicina ai Suppositi più che alla Cassaria. Al punto in cui la commedia rimane interrotta il viluppo narrativo appare confuso, labirintico e difficilmente scioglibile. A differenza delle prime due commedie in prosa, qui si nota una prospettiva morale che motiva gli scambi di persona non tanto in chiave ludica quanto in un’ottica antropologica, con l’attivazione di continue catene illusorie che rivelano una speciale predisposizione dell’uomo a lasciarsi ingannare. La commedia ha due continuazioni, entrambe nate nell’ambito familiare ariostesco: la prima, e più nota, è realizzata ad opera del fratello Gabriele Ariosto e viene pubblicata a Venezia nel 1547 con il titolo Scolastica. La seconda, meno accessibile, viene composta dal figlio prediletto Virginio con il titolo L’imperfetta e si trova nel manoscritto Magliabechiano VII, 6, 86. L’analisi comparata della Scolastica e dell’Imperfetta consente il riconoscimento della parte comune riconducibile a Ludovico. Sia il fratello Gabriele che Virginio quasi sicuramente prima approntarono la continuazione della commedia in prosa e poi la volsero in sdruccioli. Della commedia interrotta parla Ariosto stesso in una fase tarda della sua vita, attraverso una lettera del 17 dicembre 1532 indirizzata a Guidobaldo della Rovere: ‘Gli è vero che già molt’anni ne principiai un’altra [commedia] la quale io nomino I Studenti; ma per molte occupazioni non l’ho mai finita’. Sulle ragioni di questo non-finito ariostesco è aperto il dibattito tra gli studiosi.

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