Produzione letteraria e primi impegni ufficiali

Scarse notizie abbiamo sulla vita pubblica di Giovanni Boccaccio nel lasso di tempo compreso tra il rientro a Firenze e il 1350. Boccaccio tenta di integrarsi nella politica fiorentina ma con pochi risultati. Gli impegni ufficiali sembrano limitarsi ad alcune missioni, svolte presso le corti di Romagna. Nel 1345-46 Boccaccio è a Ravenna, da Ostasio da Polenta, mentre nel 1347 la sua presenza è sicura a Forlì, presso Francesco Ordelaffi. Non è del resto ancora del tutto fiaccata la speranza di poter tornare a Napoli, all’elegante corte angionia, sebbene la morte di re Roberto, nel 1343, e l’eco dei disordini civili che ad essa seguirono indeboliscono notevolmente le aspettative legate a un possibile rientro.

La ridotta partecipazione alla vita civile di questi anni si può riconnettere dunque a diversi fattori. Da un lato un discreto peso hanno il disagio finanziario e sociale della famiglia e le difficoltà legate all’inserimento in un contesto politico profondamente diverso da quello napoletano, che il lungo distacco dalla città contribuisce a rendere estraneo; dall’altro, Boccaccio continua a vagheggiare Napoli e sembra più interessato a costruire dei presupposti per il rientro piuttosto che a guadagnare una posizione influente a Firenze. Da ultimo non si dove dimenticare che anche il notevole incremento della produttività letteraria può avere contribuito a tenere Boccaccio lontano dalla scena politica. Il decennio fiorentino è caratterizzato da un cospicuo impegno nella scrittura creativa ed è a questo periodo che si ascrivono la Comedia delle ninfe fiorentine, l’Amorosa visione, l’Elegia di Madonna Fiammetta, il Ninfale fiesolano, i primi Carmina bucolici, il De vita et moribus Domini Francisci Petracchi e il dubbio volgarizzamento della quarta deca di Tito Livio.