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![]() Non si può fare un discorso sulla ‘lingua’ e sullo ‘stile’ nel Furioso senza tenere presenti le tre diverse redazioni del romanzo. Il dato più evidente è rappresentato dalla normalizzazione linguistica fondata sulla lezione delle Prose della volgar lingua del Bembo, riscontrabile nella terza edizione del 1532. Questo tipo di operazione pone fine alla koinè quattrocentesca, fondata su lombardismi e latinismi, particolarmente evidente in Boiardo e già attenuata nella prima edizione del Furioso nel 1516. All’interno della struttura linguistica petrarchesca, l’Ariosto mantiene tuttavia un ampio potere di mediazione tra i modelli, con interferenze di vario tipo, di origine dantesca e quattrocentesca, dentro l’alveo di un ‘classicismo cortigiano’, aperto alla varietas, rivolto al pubblico contemporaneo e non fossilizzato al solo modello descritto dal Bembo. Il richiamo alla lingua e allo stile di Petrarca non avviene naturalmente in un’ottica lirica ma si connette alla struttura narrativa dell’ottava rima. Accanto a questo tipo di regolarizzazione Ludovico cura anche la riduzione delle costruzioni asimmetriche a forme più armoniose (come, ad esempio, nel verso iniziale del canto primo, il passaggio dalla prima redazione: ‘Di donne e cavallier li antiqui amori’alla terza redazione: ‘Le donne, i cavallier, l’arme gli amori’). Il lavoro di correzione linguistica e stilistica del poeta nelle tra redazioni è imponente. ‘La maggior parte delle correzioni ariostesche rappresenta un assorbimento a spirale, centrale, lirico, dell’enunciato prima continuo, orizzontale’ (Contini). La correzione di configura come ‘arte del levare’ e presenta spesso l’inserimento di tessere liriche o patetiche. Si veda il caso di XLVI, 59, 1-2, in cui si passa da ‘Quale il nettunio Egeo rimase quando / si fu alla mensa inhospitale accorto’ a: ‘Quale il canuto Egeo rimase, quando / si fu alla mensa scelerata accorto’. |
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