Emanati il 15 gennaio 1293 da Giano della Bella, gli Ordinamenti di giustizia proseguono la politica antimagnatizia, che a Firenze aveva portato, nel 1282, alla costituzione del Priorato delle Arti. Ribadendo l’esclusione dei nobili da qualsiasi incarico pubblico, essi consistono in una serie di provvedimenti mirati a riorganizzare il sistema di governo popolare. Tutelati dal gonfaloniere di giustizia, tali ordinamenti aumentano il numero delle arti, portandolo da 15 a 21, distinguono tra Arti maggiori e Arti minori, riservando solo alle prime la partecipazione all’elezione dei priori e dello stesso gonfaloniere.
Quando, nel 1295, Giano della Bella, in seguito ai contrasti tra popolo grasso e popolo minuto, è cacciato da Firenze, la pressione dei Grandi è tale da indurre il comune ad emanare una provvisione, i cosiddetti Temperamenti, che moderava gli Ordinamenti di giustizia, riaprendo l’ingresso alle cariche pubbliche anche ai nobili non Magnati, i quali, però, potevano accedervi solo se non fossero stati cavalieri e non avessero avuto più di due Cavalieri in famiglia negli ultimi vent’anni e soprattutto se si fossero iscritti ad una delle Arti. Del resto, l’iscrizione non comportava necessariamente l’esercizio continuato della professione (“continue artem non exercentes”).
Tale provvedimento consentì a Dante, il quale nel 1295 era probabilmente già iscritto all’Arte dei Medici e Speziali, l’ingresso nella vita pubblica fiorentina, segnandone l’inizio della carriera politica.