Le poesie politiche degli anni 1796-1797
I versi scritti dal giovane Foscolo nel corso del triennio rivoluzionario costituiscono una delle prove più significative della poesia politica del tempo, caratterizzata dal registro dell’entusiasmo repubblicano, da un’adesione fideistica alle prospettive libertarie e patriottiche, da un’eloquenza altisonante e enfatica. Nel sonetto A Venezia scritto tra il 1796-1797 e pubblicato nell’ “Anno poetico” nel 1797, Foscolo polemizzava aspramente contro il governo oligarchico-veneziano, anacronisticamente chiuso nella difesa utopica dei suoi privilegi, mentre lo spirito libertario si diffondeva in modo inarrestabile anche in Italia; l’evidenza del processo rivoluzionario era espressa con immagini solenni e quadri apocalittici sostenuti da una retorica magniloquente, attraverso la quale Foscolo insisteva su alcuni temi che costituiscono la base del suo pensiero di patriota democratico: la legittimità della lotta contro i tiranni, la sofferenza del popolo, l’inevitabilità della rivoluzione e della vittoria della libertà.
L’ode Ai novelli repubblicani pubblicata nel giugno del 1797, poco dopo il ritorno di Foscolo a Venezia, è preceduta da una dedica al fratello Giovan-Dionigi Foscolo (cfr. il sonetto Né più mai toccherò le sacre sponde) in procinto di arruolarsi nell’esercito di Bonaparte; la dedica è caratterizzata, come tutta l’ode, da toni apocalittici e profetici e ha una conclusione solenne (“noi sarem liberi veramente o morremo”) che preannuncia la prosa dell’Ortis. Nell’ode Foscolo invita i patrioti a seguire l’esempio dei grandi eroi dell’antichità e evidenzia la continuità storica tra passato e presente che conduce a riconoscere come ineluttabile la lotta contro i tiranni. Ma il componimento più significativo di questo periodo, anche per l’ampia diffusione che ebbe, è l’ode A Bonaparte liberatore, la cui prima stesura risale al 1797.

A. Appiani, La Repubblica francese dona la libertà alla Cisalpina, incisione, Raccolta Civica A. Bertarelli, Milano, Castello Sforzesco

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