titolo Ludovico Ariosto

L’edizione illustrata

Di romanzi pubblicati con illustrazioni esistevano vari esempi nell’editoria europea. Manzoni poteva averne un’idea anche aprendo, nella sua biblioteca, i volumi dell’edizione francese (del 1803) del Tristram Shandy di Laurence Sterne. E gli incisori, coi quali aveva assidui contatti durante la preparazione delle “vignette” da inserire nel testo del romanzo, gli mostravano l’album dei propri lavori d’illustrazione eseguiti per opere come il Gulliver di Swift, le favole di La Fontane o il Don Chisciotte di Cervantes. Se la scelta di illustrare con immagini e disegni la ristampa dei Promessi Sposi era legata inizialmente al proposito di farsi editore in proprio per difendersi dalla contraffazione libraria, Manzoni finì poi per appassionarsi al valore artistico dell’impresa e considerò il corredo illustrativo una componente necessaria del suo romanzo. A riprova dell’impegno e dell’interesse del Manzoni verso questa fase dell’allestimento dell’edizione (l’altra fase era quella, tormentata e interminabile, della correzione del testo) ci sono le lettere che lo scrittore inviava regolarmente a Francesco Gonin, il pittore che disegnava le “vignette” per gli incisori e che risiedeva a Torino. In queste lettere si può cogliere la competenza tecnica con cui Manzoni apprezzava i minimi dettagli dei paesaggi, dei ritratti, dei gruppi disegnati dal Gonin e la loro corrispondenza all’indole più profonda di questo o quel personaggio (“quel car magon di Lucia”, “quella cara stizza di Renzo” ecc.); o la preoccupazione che gli incisori non rendessero bene il disegno originale (“Ho trovato troppo poco accennata la pittura del tabernacolo”). Ma esiste anche un manoscritto manzoniano contenente i Motivi delle vignette dei Promessi Sposi, cioè le proposte dei soggetti per i disegni di tutto il romanzo fatte dallo scrittore all’illustratore, con le misure e i suggerimenti per realizzarli. Nelle intenzioni del Manzoni la parte iconografica del suo romanzo doveva da un lato servire a documentare la realtà storica di costumi, luoghi e figure del Seicento, ma dall’altro doveva allearsi alla parte verbale e collaborare all’espressione del messaggio poetico.


La fede battesimale dell’Ariosto, da M. Catalano, Vita di Ludovico Ariosto ricostruita su nuovi documenti, vol. I, Genève, L. Olschki, 1930-1931, p. 39

Francesco Gonin, Frontespizio dell’edizione illustrata del 1840-42, in L’officina dei Promessi Sposi, a cura di F. Mazzocca, Milano, Arnoldo Mondadori, 1985, p. 138.

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