Nell’ottobre del 1570 Tasso si mosse, anticipando il cardinale Luigi d’Este, in un viaggio verso la Francia. Prima di partire, tuttavia, il poeta lasciò una sorta di “testamento letterario” nel quale forniva un quadro accurato dei suoi scritti, e insieme di amici e maestri cui affidava ogni responsabilità nella gestione delle proprie opere (T. Tasso, Le lettere, a cura di C. Guasti, 5 voll., Firenze, Le Monnier, 1852-55, vol. I, 22-24).
Arrivato a Parigi nel novembre, nelle poche settimane trascorse a corte Tasso ebbe modo di conoscere, seppure per una via indiretta, una parte almeno dell’ambiente letterario francese, la tradizione dei poeti della Pléiade e la poesia del Ronsard, che avrebbe ricordato negli anni successivi in uno dei suoi dialoghi, Il Cataneo overo de gli idoli e menzionato anche nell’Apologia in difesa della Liberata. Legata a questo soggiorno, sebbene probabilmente stesa dopo il ritorno in Italia, è anche una lunghissima lettera indirizzata a Ercole de’ Contrari ove le caratteristiche del territorio, delle città e dei costumi francesi erano paragonate a quelle italiane: la lettera è interessante più per la capacità di osservazione e per la curiosità degli argomenti che non per un effettivo approfondimento del contesto francese, per la cui descrizione Tasso ricorreva sovente a fonti letterarie.
Sebbene Luigi d’Este fosse giunto solo in febbraio a Parigi, in marzo al poeta fu data licenza di tornare a Ferrara. La trasferta transalpina e la sua rapida conclusione segnarono l’avvio di un distacco del poeta dalla corte del cardinale: nei mesi successivi con viaggi a Roma e Urbino Tasso cercava una nuova sistemazione che avrebbe trovato all’inizio del 1572, ancora a Ferrara, ma ora alla corte del duca Alfonso II. La retribuzione era lusinghiera e l’incarico era quello di condurre a termine il poema su Goffredo consacrandolo alla dinastia estense.