In occasione di una visita di Leonora d’Este a Padova nel 1561, il Tasso conobbe Lucrezia Bendidio, giovane appena quindicenne di nobile famiglia ferrarese, che si trovava allora al seguito della principessa estense, e che poi rivide a Ferrara nell’estate del 1562. Da questi incontri, contenuti nell’arco di poche settimane, dovette nascere una passione, priva però di ogni sviluppo effettivo, visto che la Bendidio andava in sposa nello stesso 1562 al conte Paolo Machiavelli. Il Tasso dedicò alla giovane una lunga serie di rime, a ripercorrere tutte le fasi di una storia amorosa, dall’innamoramento al distacco, entro un gioco consapevolmente letterario (né va dimenticato che la stessa Lucrezia avrebbe incarnato l’oggetto d’amore nel Ben divino, il canzoniere di Giovan Battista Pigna). Quando, a distanza di molti anni, il Tasso raccolse in sequenza le proprie rime amorose (silloge trasmessa nel ms. Biblioteca Apostolica Vaticana, Chigi L VIII 302), appunto alla sezione per la Bendidio riservò la parte inaugurale (T. Tasso, Rime, prima parte, tomo I, a cura di F. Gavazzeni e V. Martignone, Alessandria, Edd. dell’Orso, 2004). Poco più avanti, nell’estate del 1563, durante un viaggio a Mantova, Tasso incontrò Laura Peperara, di famiglia mantovana, e se ne innamorò: anche questa passione rimase senza un esito concreto, ma produsse una lunga serie di rime, maggiormente dilatate nel tempo (il Tasso avrebbe, molti anni dopo, nel 1583, scritto versi per celebrare le nozze della Peperara). Da qui in avanti la vita passionale e sentimentale del poeta diviene misteriosa, se non al tutto inconsistente, come oscurata da una esclusiva dominante letteraria.