titolo Ludovico Ariosto

I poeti antichi

Accanto ad una conoscenza piena e capillare di Dante e Petrarca, il Tasso pose sin dalla prima giovinezza una lettura degli «antichi dicitori», cioè delle generazioni di poeti precedenti Dante che nel secondo Cinquecento si leggevano o in raccolte manoscritte oppure nella sistemazione a stampa organizzata a Firenze da Bardo Segni nel 1527, la celebre Giuntina di rime antiche (ristampata anche nel 1532). Da un breve accenno presente già nei I discorsi dell’arte poetica si intende che Tasso prese presto visione di questo patrimonio ma la lettura divenne più accurata e approfondita negli anni della maturità, quando poeti come Cavalcanti o Lapo Gianni furono assunti sia quale terreno su cui discutere le regole di metrica, sia quale bacino di lingua poetica: per il primo aspetto, in un dialogo titolato Cavaletta overo de la poesia toscana, il Tasso mise al vaglio le norme del De vulgari eloquentia appunto sulla base dei testi trasmessi dalla Giuntina; per il secondo aspetto si possono registrare riprese dei poeti antichi entro le rime tarde e la Gerusalemme Conquistata, citazioni puntuali e funzionali alla creazione di un linguaggio poetico desueto, difficile, e, per questa via, ad un innalzamento dello stile. Testimonianza concreta e preziosa dei modi di lettura tassiani rimangono in due diversi esemplari della Giuntina del 1527 postillati, conservati l’uno nella Biblioteca Nazionale di Firenze, l’altro alla Biblioteca Marciana di Venezia (si veda E. Russo, Tasso e gli antichi dicitori, in Id., Studi su Tasso e Marino, Roma-Padova, Editrice Antenore, 2005).


La fede battesimale dell’Ariosto, da M. Catalano, Vita di Ludovico Ariosto ricostruita su nuovi documenti, vol. I, Genève, L. Olschki, 1930-1931, p. 39

Postille tassiane alla Giuntina di rime antiche, Firenze, Biblioteca Nazionale

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