titolo Ludovico Ariosto

Le qualità della donna di palazzo

Il terzo libro del Cortegiano è dedicato alla difesa della dignità della figura femminile e alla illustrazione delle qualità proprie della donna di palazzo. A lei, come all’uomo di corte, si richiedono autocontrollo e naturalezza, che consentono di adattare la propria condotta alle circostanze e ai contesti. In questi capitoli dell’opera Castiglione pone le fondamenta di un modo di essere della donna in società destinato a rimanere; le sue indicazioni, in particolare, poggiano sulla individuazione di alcuni requisiti essenziali: arguzia, discrezione, rifiuto della scontrosità, piacevole affabilità. Viene inoltre proposto un approfondimento intorno al concetto di pudore, fino a farne, anziché una semplice convenzione sociale, una virtù a cui è demandata la protezione dell’interiorità. Il pudore serve a definire, da parte della donna, quel territorio che non può essere violato da alcuno: ed è il pudore che assicura alla donna rispetto e riverenza da parte dei circostanti. Nella conversazione, poi, la donna di palazzo si deve guardare dalle chiacchiere vane e dall’elogio di sé, da ogni prolissità e da ogni stancante egocentrismo: sarà – raccomanda Castiglione – affabile ma non presuntuosa, non invadente.

In conclusione della sua apologia, Castiglione richiama la nobile funzione elevante e civilizzatrice che la donna può svolgere in ogni circostanza della vita di relazione. La sua presenza promuove un effetto di purificazione rispetto alle note più volgari o rudi o grossolane in cui le compagnie soltanto maschili sono inclini a scadere. Si arriva così a una riflessione sul contributo della donna ai ragionamenti d’amore. Giuliano de’ Medici, a questo riguardo, prescrive una sobria austerità, per temperare la forza altrimenti eversiva delle passioni umane: ed espressamente si invita a non assecondare ogni offerta d’amore che non possa terminare nel matrimonio. In questo modo Castiglione tenta di riequilibrare i rapporti affettivi, che, per tradizione, riconoscono all’uomo una libertà lesiva della dignità femminile, e, in nome dell’uguaglianza, pone al centro il rispetto della donna.


fotografia

Raffaello, Ritratto di gentildonna (la Muta), Urbino, Galleria Nazionale delle Marche

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