La struttura dell’opera
Il Cortegiano si presenta come il resoconto di una serie di discussioni che si immagina abbiano avuto luogo alla corte di Urbino, nell’arco di quattro serate, tra i gentiluomini e le dame della brigata raccolta intorno alla duchessa Elisabetta Gonzaga. L’opera appartiene dunque al genere dialogico, e alcuni indicatori, intenzionalmente disseminati nel testo, consentono di stabilirne con precisione la fittizia cronologia: i colloqui, rievocati dall’autore, si sarebbero svolti al principio di marzo del 1507, quando Baldassarre si trova in Inghilterra, in missione diplomatica presso Enrico VII. Castiglione, con una lieve ma significativa manipolazione dei dati storici, finge quindi di trascrivere ciò che di quelle conversazioni gli è stato riportato, secondo il modello dei dialoghi di Cicerone.
Tema del dibattito è la figura del perfetto cortigiano: il suo dover essere, le forme e i modi che ne assicurano e certificano la dignità, a livello etico e psicologico, e anche sul piano della variegata fenomenologia del vivere associato. La scelta del genere dialogico assicura all’esposizione, comunque, un andamento sorridente e ironico, e l’intercalarsi, a volte divagante, delle battute dei vari personaggi alleggerisce il rigore dei ragionamenti, che non eccedono mai in direzione dell’astrattezza speculativa. A Castiglione, mediante le fittizie conversazioni, preme che ogni assunto venga trasmesso mediante battute incisive e vivificate, evitando secchezze argomentative e noiose. lungaggini.
A ciascuno dei quattro libri, in cui si articola l’opera, è riservata la discussione di un problema specifico. Nel primo libro domina l’intento di definire l’essenza del gentiluomo e dei linguaggi in cui si può palesare ed esprimere; il secondo libro, in continuità con il primo, analizza il campo, complesso e variabilissimo, delle relazioni interpersonali, raccomandando la cautela e la prudenza, e una larga parentesi viene destinata alla trattazione della comicità; con il terzo libro viene tratteggiato il profilo ideale della donna di palazzo, nella sua intimità e nei suoi rapporti comunicativi; l’ultimo libro, a coronamento del testo, tocca le due più alte sfere della vita di corte: la politica, ossia i rapporti tra il cortigiano e il principe, e l’amore, con una dissertazione di matrice platonica finalizzata a indicare la maniera più nobile per intendere la vita sentimentale.

