titolo Ludovico Ariosto

Giovanni del Virgilio

Di origine padovana, Giovanni deve l’appellativo “del Virgilio” alla sua attività di commentatore del poeta latino, di cui resta solo indiretta testimonianza attraverso una glossa a Georgiche, I 423, citata da Benvenuto da Imola. Attivo a Bologna fin dal 1319, insegnò grammatica nello Studium, tenendo numerosi corsi su Virgilio, Stazio, Lucano e Ovidio, di cui però si conservano soltanto due notevoli commenti alle Metamorfosi di Ovidio, le Allegorie e le Esposizioni e, forse, un commento all’Achilleide di Stazio. Fu autore anche di un Liber Diaffonus, contenente la corrispondenza di materia amorosa con il suo allievo Nuccio da Tolentino, nonché di un Ars dictaminis e di altri trattati di argomento grammaticale. Una raccolta di suoi scritti (frammenti di un poema epico, corrispondenze metriche di argomento letterario) è contenuta nel manoscritto Laur. XXIX 8, autografo di Boccaccio, che riporta anche la nota corrispondenza con Dante Alighieri, costituita da un’epistola metrica, Pieridum vox alma, di stampo oraziano, e dall’egloga, Forte sub inriguos, a cui è soprattutto dovuta la sua fama. Notevole importanza riveste poi l’epitaffio latino, Theologus Dantes, composto per la morte di Dante, in cui si ricorda il poeta fiorentino come autore della Commedia, della Monarchia e delle Egloghe, si stigmatizza l’esilio, lodando invece l’ospitalità di Ravenna e di Guido Novello da Polenta. Le notizie su di lui si arrestano al 1327, anno in cui invia ad Albertino Mussato l’egloga Tu modo Pieriis; secondo Boccaccio “morte preventus, coronari non potuit”.


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