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Percorso tematico   Home Page > Percorso tematico > Alcuni lettori d’eccezione antichi e moderni > Gli antichi commentatori razionale

Gli antichi commentatori

fotografiaLa densità concettuale, l’ampiezza di riferimenti storici e mitologici contenuti, il ricorso ai sovrasensi allegorici nella Commedia determinarono precocemente, subito dopo la morte di Dante, un’ampia trama di interventi esegetici sul poema, che, in latino o nei vari volgari della penisola, assunsero morfologie differenziate, dalla semplice annotazione interlineare, alle fitte ma disorganiche e spesso anonime chiose, fino ai complessi commenti organici, volti a fornire una distesa spiegazione di tutti i versi della Commedia. E tale fenomeno fu rilevante non solo per l’alto numero dei commenti prodotti, ma anche per l’impressionante vastità delle tradizioni manoscritte di alcuni di essi (quasi un centinaio i codici del commento di Jacomo della Lana e altrettanti quelli di Benvenuto da Imola). L’apporto arrecato da questi antichi commentatori alla comprensione stessa della lettera del poema dantesco è spesso insostituibile in termini di usi linguistici e di informazioni fattuali su luoghi, personaggi, eventi ricordati nella Commedia. Ma notevoli sono anche le agnizioni intertestuali offerte e le notizie sulla biografia e le opere di Dante (si pensi all’esplicita attribuzione a Dante della contestata Epistola XIII, contenuta nelle chiose di Andrea Lancia e nel commento di Filippo Villani) e soprattutto non andrà trascurato che l’orizzonte culturale di questi primi lettori, pur nell’autonomo profilo di ciascuno di essi, è assai più vicino del nostro a quello dantesco. Tra i commenti più rilevanti andranno almeno menzionati quelli trecenteschi di Jacopo Alighieri, di Bambaglioli, di Guido da Pisa, di Maramauro, di Boccaccio e quello quattrocentesco di Guiniforte Barzizza, limitati però all’Inferno; estesi alle tre cantiche sono invece quelli di Jacomo della Lana, dell’Ottimo, di Pietro Alighieri (noto in tre differenti redazioni), di Andrea Lancia, di Benvenuto da Imola, di Francesco da Buti, tutti databili entro il XIV secolo, e ancora quello di Giovanni da Serravalle con integrale traduzione latina del poema composto in occasione del concilio di Costanza tra il 1416 e il 1417.

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