Oltre a riflettere sul “carattere” come qualità del singolo uomo (e a svelarne gli effetti nei rapporti sociali: ad esempio nelle Operette o nei Pensieri), Leopardi compie una complessa analisi sul “carattere” come qualità di un intero popolo, e addirittura di più popolazioni (i “meridionali” e i “settentrionali”). Da quest’ultimo punto di vista, la riflessione consegnata alle opere creative, ad esempio al Discorso sugli Italiani, si spinge probabilmente a livelli di originalità anche maggiori rispetto alle analisi contenute nello Zibaldone: dove ad esempio, sulla scorta del pensiero sensistico settecentesco, le differenze tra i “caratteri” dei popoli sono attribuite in larga parte a fattori esterni, come il clima:
Differenze tra i caratteri meridionali (che sono “pieghevolissimi, e suscettibili d’ogni impressione”) e settentrionali, nell’antichità e oggi [74-5, 931-2, 1848, 3676-82] “noi giudichiamo del carattere degli uomini dal modo nel quale si sono portati verso noi” [194-5] differenze dei caratteri (degli uomini, delle lingue e delle nazioni) a seconda dei climi [1798, 2928, 3247-53, 3891-93, 4031-33] “ne’ paesi piccoli, e fra gli uomini e le società di piccolo spirito, si apprende assai più della natura umana, e sì del carattere generale, sì de’ caratteri accidentali degli uomini” [2405-8] “la fermezza di carattere è di due sorti, che nascono da principii affatto contrarii, l’una da forza d’animo, e da acutezza d’ingegno, ec.; l’altra da stupidità di spirito, da incapacità di ragionare, di comprendere ec. e quindi di mutare opinione” [3446-7] “Ciascuno, e massimamente gli spiriti più delicati, sensibili e suscettibili, pervenuto a una certa età ha fatto esperienza in se stesso di più e più caratteri”, grazie al modificarsi continuo delle “circostanze fisiche, morali e intellettuali” [4064-5].