Pensieri
Pubblicati la prima volta nelle Opere curate da Ranieri nel 1845 per Le Monnier, i centoundici Pensieri furono composti probabilmente tra Firenze e Napoli fra il 1832 e il ’36; del 2 marzo ’37 è una lettera a Louis de Sinner in cui Leopardi annuncia di volerli stampare: “ un volume inédit de Pensées sur les caractères des hommes et sur leur conduite dans la Société” (= “un volume inedito di Pensieri sul carattere degli uomini e sulla loro condotta in Società”).
Un volume, dunque, di argomento “etico”; un compendio delle amplissime riflessioni sul carattere dell’uomo, sulle sue passioni e sul suo comportamento in società, che già avevano costituito l’asse portante di opere quali il Discorso sui costumi degl’Italiani o le Operette morali (ad esempio Il Parini, o i Detti memorabili di Filippo Ottonieri), fino alle contemporanee Palinodia, Paralipomeni e La ginestra.
Il rapporto più stretto è ovviamente con lo Zibaldone, ed anzi dallo Zibaldone è ricavata la gran parte dei Pensieri; ma il processo di riscrittura e di affinamento stilistico è tale da non lasciar dubbi sullo straordinario valore autonomo della raccolta di aforismi.
Giova riportare alcuni passi del Pensiero I, che ha funzione di prologo e sottolinea l’importanza dell’“esperienza” del “mondo”:
Io ho lungamente ricusato di creder vere le cose che dirò qui sotto, perché, oltre che la natura mia era troppo rimota da esse, e che l’animo tende sempre a giudicare gli altri da se medesimo, la mia inclinazione non è mai stata d’odiare gli uomini, ma di amarli. In ultimo l’esperienza me le ha persuase: e sono certo che quei lettori che si troveranno aver praticato cogli uomini molto e in diversi modi, confesseranno che quello ch’io sono per dire è vero; tutti gli altri lo terranno per esagerato, finché l’esperienza, se mai avranno occasione di veramente fare esperienza della società umana, non lo ponga loro dinanzi agli occhi.Dico che il mondo è una lega di birbanti contro gli uomini da bene, e di vili contro i generosi. ...
L’edizione critica di riferimento è curata da Matteo Durante (Accademia della Crusca, Firenze 1998).

