Nel maggio 1351, durante il viaggio da
Padova verso
Avignone, Petrarca fece sosta a Vicenza e si intrattenne a parlare con una piccola folla venuta ad accoglierlo, fermandosi anche per la notte. La discussione verté sul valore letterario e umano di
Cicerone, e per dirimerla Petrarca esibì le due lettere che aveva indirizzato all'oratore latino (
Familiares XXIV 3 e 4). L'episodio viene ricordato in una lettera all'ospite vicentino, il notaio Enrico Pulice (
Familiares XXIV 2), che è anche un'esposizione dei motivi ideali delle epistole agli illustri scrittori del mondo antico: "Ho scherzato con questi grandi ingegni, forse con temerarietà ma con amore, con dolore e, come credo, con ragione" (1) .
(1) "Lusi ego cum his magnis ingeniis, temerarie forsitan sed amanter sed dolenter sed ut reor vere".