PADOVA

Petrarca giunse a Padova per la prima volta nel 1349 dietro invito del signore Iacopo II da Carrara, il quale, per legarlo alla città, gli aveva fatto ottenere un canonicato. In questo primo periodo (fino al 1351) compose la lettera proemiale delle Familiares, quella indirizzata allo storico locale Tito Livio e ospitò l'amico Giovanni Boccaccio, conosciuto da poco; tuttavia la possibilità di stabilirsi a Padova fu momentaneamente troncata prima dall'assassinio di Iacopo alla fine del 1350 e poi dalla morte del vescovo Ildebrandino Conti, con cui lo scrittore aveva stretto buoni rapporti, alla fine del 1352. Dopo altri brevi soggiorni tra la fine degli anni Cinquanta e i Sessanta Petrarca si decise a trasferirsi definitivamente a Padova nel 1368, accondiscendendo alle richieste di Francesco I da Carrara, figlio e successore di Iacopo. In seguito Francesco gli regalò un terreno in un villaggio del contado, Arquà, che sarebbe diventato la dimora dei suoi anni estremi.
A Padova si formò intorno a Petrarca un cenacolo di amici e discepoli (comprendente Lombardo della Seta e Giovanni Dondi) destinato a tutelare la sua eredità letteraria e a curare la pubblicazione delle sue opere postume; qui, inoltre, egli accolse Boccaccio in occasione del loro ultimo incontro e qui Geoffrey Chaucer afferma di avergli sentito raccontare la novella di Griselda.
Attualmente la Biblioteca del Seminario vescovile custodisce una lettera autografa al Dondi (Seniles XII 1); quella Universitaria un manoscritto del De civitate Dei di Agostino, acquistato dal giovane Petrarca nel 1325.

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