RERUM FAMILIARIUM LIBRI

I Rerum familiarium libri sono una raccolta epistolare in ventiquattro libri, con la quale Petrarca volle dare una scelta consistente (350 lettere) della propria corrispondenza in prosa. Essi non comprendono tutte le missive petrarchesche: alcune (un centinaio scarso), rimaste escluse, ci sono pervenute solo attraverso la tradizione estravagante e altre, in numero imprecisabile, sono andate perdute.
È opinione corrente che Petrarca abbia concepito la sua raccolta dopo la scoperta della maggior parte dell'epistolario ciceroniano fatta a Verona nel 1345: il debito, del resto, viene dichiarato in sede proemiale. Di fatto, però, il modello di riferimento delle Familiares sembra essere piuttosto Seneca, con le sue epistole a Lucilio prive di valore comunicativo immediato e simili piuttosto a trattatelli monografici. Diverge da entrambi gli autori classici la scelta petrarchesca di rivolgersi a una pluralità di destinatari, che gli consente di mostrare l'ampiezza delle sue conoscenze.
Le Familiares coprono un arco di tempo che va approssimativamente dagli anni bolognesi di Petrarca fino alla morte del dedicatario Socrate (1361). Esse, tuttavia, non seguono un ordine strettamente cronologico: la loro collocazione obbedisce a esigenze artistiche più che documentarie, e in particolare la disposizione interna ai singoli libri appare studiata. Inoltre varie lettere hanno un carattere fittizio, cioè sono state riscritte in tempi successivi alla prima stesura o anche composte interamente ex novo: è il caso di molte delle lettere dei primi libri (segnatamente quelle a Tommaso Caloiro), che mirano a coprire i vuoti dell'epistolario giovanile di Petrarca, ma anche di altri episodi sparsi (come la lettera del Mont Ventoux). Il carattere fittizio della raccolta è rivelato dal libro XXIV, contenente epistole a illustri scrittori antichi: Cicerone, Seneca, Varrone, Quintiliano, Tito Livio, Asinio Pollione, Orazio, Virgilio, Omero. Esse materializzano il colloquio con i classici vagheggiato da Petrarca, ponendolo implicitamente sul loro stesso piano e in diretta continuità con la loro opera.
La lettera introduttiva delle Familiares venne scritta all'inizio del 1350; il lavoro di cernita e trascrizione andò avanti per anni e si avvalse della collaborazione di alcuni copisti (tra cui, forse, Moggio Moggi). La raccolta, inizialmente prevista in dodici libri, andò progressivamente estendendosi fino a raggiungere le dimensioni attuali; solo nel 1366 Giovanni Malpaghini ne portò a termine la confezione.

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