titolo Ludovico Ariosto

L’errore dei vecchi

Baldassarre Castiglione, acuto osservatore dei fenomeni storici e sociali, inserisce a più riprese nel Libro del Cortegiano brevi ma incisive considerazioni di antropologia, finalizzate a celebrare le lodi del presente e a dimostrare la compiuta supremazia della forma del vivere (la “cortigiania”) elaborata dai moderni. In questo modo egli procede al ribaltamento di un duplice assioma o paradigma, costitutivo della civiltà umanistica: “gli antichi erano più bravi”, e “si stava meglio prima”, come se lo scorrere del tempo comportasse iscrizioni solo nel registro delle perdite.

La propria epoca, di cui la corte di Urbino nell’età di Guidubaldo ed Elisabetta viene elevata a simbolo, è percepita da Castiglione come traguardo di assoluto valore, e allo svolgimento di tale assunto, opposto e complementare alla vena malinconica attivata in altre zone del testo, egli riserva pagine di notevole originalità. Tra queste spiccano i capitoli proemiali del secondo libro, riservate alla confutazione dell’errore dei vecchi, i quali, per una amaro e grottesco autoinganno, spesso accampano la pretesa che la stagione della propria giovinezza sia indiscutibilmente superiore a tutte quelle seguenti. È il costume, esecrabile dal punto di vista di Castiglione, dei laudatores temporis acti che sempre, appunto, “lodano i tempi passati e biasimano i presenti, vituperando le azioni e i modi nostri e tutto quello che essi nella loro gioventù non facevano” (B. Castiglione, Il Cortigiano, a cura di A. Quondam, Milano 2002, I, 97).

Il naturale rimpianto della giovinezza, quando prende il sopravvento, si trasforma in intransigenza e impedisce all’uomo di apprezzare la varietà e variabilità dei fenomeni sociali: ne deriva una severa predisposizione alla malinconia e alla critica, come “se il mondo sempre andasse peggiorando” (ibid.). In questo modo Castiglione intende censurare l’abito mentale tipico della vecchiaia, che, prigioniera dei ricordi, perde il contatto con la realtà e si abbandona al rimpianto, alla rievocazione, cui conseguono la fuga dal presente e l’inattività. In verità, come Baldassarre dimostra, l’uomo anziano, si preclude la possibilità di godere il perpetuo genio della storia, che a ogni epoca riserva conquiste e valori propri, dal momento che proietta fuori di sé e attribuisce al mondo che lo circonda un disagio che ha radici solo nella sua persona.


fotografia

Leonardo da Vinci, Vecchio e giovane, Firenze, Galleria degli Uffizi, Gabinetto dei disegni

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