La fine dell’idillio
Ripetutamente nel corso dell’opera, e a partire dalla lettera di dedica a Miguel da Silva, Castiglione ribadisce che, nel momento in cui il Libro del Cortegiano giunge ai suoi lettori, molti dei personaggi della corte di Guidubaldo ed Elisabetta, protagonisti dei dialoghi, sono ormai morti. Riemergono dalle pagine del testo come fantasmi, come eroi del passato. Per primo è deceduto il duca Guidubaldo di Montefeltro, nell’aprile del 1508, pochi mesi dopo il tempo in cui si svolgono le fittizie conversazioni; per ultima è scomparsa la duchessa Elisabetta Gonzaga, defunta il 28 gennaio 1526, quando ormai l’opera è in procinto di essere pubblicata. Tra questi due estremi, con ossessiva minuziosità, Baldassarre registra la sequenza dei lutti: sono morti Vincenzo Calmeta (1508) e Gaspare Pallavicino (1511), Cesare Gonzaga (1512) e Giuliano de’ Medici (1516), Bernardo Dovizi da Bibbiena (1520) e Ottaviano Fregoso (1524). Di quel tempo felice e di quella splendida corte, non rimane quasi più nessuno: un destino crudele e tragico si è accanito contro i testimoni e i protagonisti di simile età, costretti, pure, a subire l’iniqua violenza perpetrata ai loro danni da Leone X e Lorenzo de’ Medici.
La nota lugubre, che viene perciò fatta rintoccare nel testo, non è tuttavia fine a se stessa, e neppure intende trasmettere, semplicemente, lo scoramento, la malinconica rassegnazione dell’autore. Castiglione, pur nella tristezza, non cede allo sconforto, al rimpianto e al ripiegamento. La constatazione della brusca e repentina fine dell’idillio serve a trasmettere un messaggio comunque costruttivo, proiettato verso il futuro: i chiari successi conseguiti dagli amici, nel fugace arco delle loro brevi esistenze, lasciano un esempio che dura e vale, anche al di là della morte. La corte di Guidubaldo, ormai sottratta al tempo della storia, viene elevata al rango della perfetta esemplarità, affinché se ne possa recepire il valore perpetuamente formativo, e le virtù praticate dai suoi protagonisti possano essere con successo replicate nell’avvenire.

