titolo Ludovico Ariosto

Il De vulgari eloquentia: struttura e contenuti

Il De vulgari eloquentia, composto tra il 1304 e il 1305, è un trattato latino che ambisce a fornire una sistematica descrizione dell’eloquenza volgare. Progettata in quattro libri, l’opera resta incompiuta al capitolo XIV del II libro: nelle intenzioni dell’autore il III e il IV avrebbero dovuto riguardare rispettivamente la prosa volgare e lo stile comico.

Nel I libro, di impostazione più marcatamente filosofico-linguistica, dopo aver argomentato la superiorità del volgare, lingua naturale che ciascuno apprende spontaneamente, sul latino, lingua artificiale, grammatica, nata successivamente per ovviare agli inconvenienti della frammentazione linguistica determinatasi come punizione divina per la costruzione della torre di Babele, Dante individua i tre idiomi europei d’oc, d’oil e di , concentrandosi però solo sull’ultimo. Esaminate, poi, all’interno della penisola italiana quattordici varietà dialettali, l’autore constata che nessuna di queste coincide con il volgare illustre, che deve essere cardinale (che sia cioè il cardine intorno cui ruotino tutti gli altri), aulico (degno cioè della reggia) e curiale (ispirato cioè alle norme comportamentali richieste dalla corte), capace quindi di elevarsi oltre le dimensioni municipali. Tuttavia una tale ideale varietà linguistica virtualmente esiste e si è già manifestata nella produzione lirica di alcuni eccellenti poeti: gli autori della scuola siciliana, Guinizzelli, Cavalcanti, Lapo Gianni, Cino da Pistoia e Dante stesso. Il II libro assume invece la fisionomia di un trattato di poetica e di retorica, in cui si definiscono i temi propri del volgare illustre (salus, venus e virtus) e se ne determinano i fondamentali caratteri metrici (con articolata analisi della canzone), retorici, sintattici e lessicali.

Pur recuperando fonti retoriche classiche e medievali, il De vulgari innova dunque profondamente questa tradizione, configurandosi, attraverso i numerosi giudizi espressi sui poeti contemporanei, anche come primo tentativo di storiografia letteraria e di autentica critica militante.


La fede battesimale dell’Ariosto, da M. Catalano, Vita di Ludovico Ariosto ricostruita su nuovi documenti, vol. I, Genève, L. Olschki, 1930-1931, p. 39

Particolare dei mosaici dell’atrio della basilica di San Marco a Venezia, raffigurante la costruzione della torre di Babele. Jacques Le Goff, Immagini per un medioevo, Roma-Bari, Laterza, 2000, p. 147

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