Cino da Pistoia
Cino da Pistoia (1270-1336), laureatosi nel 1292 presso lo Studio bolognese, fu insigne giurista e insegnò diritto nelle università di Siena, Perugia e Napoli. La sua produzione poetica è costituita da 20 canzoni, 4 ballate, 134 sonetti in sintonia con la lezione di Dante e in parte con quella di Cavalcanti, che si caratterizzano però per la predilezione verso i toni malinconici e verso il tema della lontananza e della memoria, che verosimilmente giustificano l’apprezzamento mostratogli da Petrarca.
Fiducioso anch’egli nel disegno di restaurazione imperiale di Arrigo VII, Cino è però legato a Dante da una profonda amicizia, attestata dalla canzone Avegna ched el m’aggia più per tempo, scritta per confortare l’amico della morte di Beatrice, e da una fitta serie di componimenti di corrispondenza, tra cui bisognerà almeno segnalare il sonetto del pistoiese Dante, quando per caso s’abbandona, cui l’Alighieri replicò con una breve epistola latina (la III) che accompagnava il sonetto Io sono stato con Amore insieme, in cui si ribadisce l’ineluttabilità della passione amorosa. La solidarietà poetica tra i due autori è poi confermata dalla posizione di assoluto prestigio di cui Cino gode nel De vulgari eloquentia: è infatti considerato il massimo esponente italiano della poesia della venus e il solo, insieme con Dante, del quale si afferma che “hanno poetato in volgare più dolcemente e profondamente” (De vulg. Eloq., I 10 2)[1].
L’assenza di riferimenti espliciti al pistoiese nella Commedia, apparentemente sorprendente, dovrà essere invece ricondotta al superamento attuato nel poema della tradizionale lirica d’amore, genere in cui Cino aveva eccelso. Questo dato però non impedì a Cino di scrivere in occasione della morte di Dante la canzone Su per la costa, Amor, de l’alto monte, partecipe commemorazione dell’arte e dell’umanità dell’antico amico.
[1] “dulcius subtiliusque poetati vulgariter sunt”.

