Vissuto tra il V e il VI secolo, dopo un periodo di collaborazione con il re ostrogoto Teodorico, Boezio fu imprigionato e poi giustiziato. Traduttore delle opere logiche di Aristotele, di Platone e dei neoplatonici, in prigione compose la sua opera più nota, il De consolatione philosophiae, un prosimetro, in cui immagina di essere visitato da una donna, personificazione della filosofia, che lo conforta mostrandogli, nei 5 libri in cui si articola l’opera, la natura del male, la precarietà della fortuna, l’essenza della vera felicità, l’apparente contraddizione tra l’esistenza di Dio e la presenza del male, il rapporto tra libero arbitrio e prescienza divina. Boezio esercitò una notevole influenza sulla formazione e sull’opera dantesca. Nel Convivio infatti non solo si allega l’esempio del De Consolatione come giustificazione per la scelta apparentemente sconveniente di parlare di sé, ma si indica nella lettura di Boezio e di Cicerone un elemento di conforto per la morte di Beatrice e uno stimolo allo studio della filosofia. Sulla base di questa dichiarazione si ritiene, dunque, che Boezio possa aver agito già sulla composizione della Vita nuova: non solo suggerendo la struttura prosimetrica, ma anche, se si accetta la recente proposta di riconoscere nell’elegia il genere letterario del giovanile libello dantesco[1], un modello appunto di stile elegiaco, cui la Consolatio viene spesso ascritta nella tradizione retorica medievale.
L’influsso di Boezio, che Dante colloca fra i sapienti del cielo del Sole, si esercita però anche nelle opere successive, sia sul versante ideologico, con suggestioni relative al tema della fortuna e soprattutto del libero arbitrio, sia sul versante propriamente poetico: nella Commedia sono infatti riconoscibili stilemi boeziani, soprattutto nei luoghi di maggiore connotazione mistica, come ad esempio nell’incipit di Par., X, in cui il lettore è invitato a contemplare la perfezione dell’ordine celeste, o nella preghiera alla Vergine di Par., XXXIII.
[1] S. Carrai, Dante elegiaco. Una chiave di lettura per la Vita Nova, Firenze, Olschki, 2006.