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percorso biografico   Home Page > Percorso biografico > 1285-1294 > Beatrice

Beatrice

fotografia Figlia di Folco Portinari, fondatore dell’ospedale fiorentino di Santa Maria Nuova, e di Cilia de’ Caponsacchi, Beatrice sposò nel 1286 Simone de’ Bardi e morì giovanissima l’8 giugno del 1290. Ma oltre il dato biografico-archivistico, Beatrice ovviamente conta soprattutto in quanto personaggio poetico, progressivamente definito e inevitabilmente trasfigurato e idealizzato in una lunga sequenza che attraversa fasi successive: dalle Rime giovanili alla Vita Nuova, fondamentalmente bipartita in vita e morte della “beata Beatrice”, al Convivio, in cui il ricordo di Beatrice cede alla vittoria della donna gentile, fino al definitivo recupero nella Commedia, dove, dopo essere stata evocata da Virgilio nell’Inferno ricomparirà nel paradiso terrestre per guidare Dante nell’ultimo regno. Le autonome testimonianze di Andrea Lancia, Pietro Alighieri e Boccaccio sulla effettiva storicità di Beatrice, per altro avvalorate da puntuali riscontri documentari (essenzialmente il testamento del padre), non solo hanno contribuito a smentire le posizioni di quanti ne avevano insistentemente negato ogni consistenza anagrafica, ma hanno costretto a porre su nuove basi il problema interpretativo di Beatrice personaggio. Non più riducibile a mera personificazione allegorica della teologia o ad astratto simbolo di una superiore realtà metafisica, occasionalmente animata da afflati emotivi nei passaggi più accentuatamente autobiografici, la funzione poetica di Beatrice potrà essere meglio chiarita, o ricorrendo alla categoria auerbachiana di figuralità, che non cancella dunque la realtà letterale ed istoriale del personaggio, o, ancor più efficacemente, richiamando la nozione patristica e scolastica dell’analogia entis, in base alla quale è proprio l’identità della creatura che la rende partecipe del Creatore: Beatrice può assolvere le sue altissime funzioni di guida proprio perché nella sua bellezza terrena Dante ha potuto scorgere un segno, una “copia” partecipata dell’infinta bellezza di Dio.

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