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Percorso testuale   Home Page > Percorso testuale > Le opere in volgare > Il Convivio: struttura e contenuti

Il Convivio: struttura e contenuti

Il Convivio, composto tra il 1304 e il 1308, era stato progettato come una grande summa in volgare del sapere medioevale, divisa in quindici trattati, di cui il primo proemiale e i successivi quattordici destinati all’autocommento, letterale e allegorico, di altrettante canzoni. Però, probabilmente perché già impegnato nel laboratorio della Commedia, Dante interrompe la composizione al quarto trattato.

L’intento, come si legge nel proemio, è di offrire un “banchetto” – un “convivio” appunto – di sapienza, in cui la “vivanda” è costituita dalle canzoni e il “pane” dal commento in prosa (I, 11). L’autore non intende però rivolgersi a “li litterati”, ma a tutti quelli che, “per cure familiari e civili”, non abbiano potuto imparare la lingua dei classici: si impone dunque il ricorso, appassionatamente e argomentatamente giustificato nel proemio, al volgare. Nel secondo trattato, l’autore commenta la canzone Voi, che ’ntendendo, affrontando il problema dell’interpretazione secondo i quattro sensi (letterale, allegorico, morale, anagogico) delle Scritture e il tema delle sfere celesti e delle gerarchie angeliche ad esse preposte. Nel terzo trattato, il commento alla canzone Amor che ne la mente offre il pretesto per la celebrazione della donna-gentile, allegoria della Filosofia, che sola consente il conseguimento della felicità nell’ambito della vita civile. Assai più ampio dei precedenti, il quarto trattato commenta, senza però il ricorso all’interpretazione allegorica, la canzone Le dolci rime d’amor ch’i’ solia, aprendosi ad ampie digressioni, tra cui particolarmente notevoli sono quella sulla ridefinizione della nobiltà, identificata con le virtù morali e intellettuali dell’individuo, e quella sulla funzione dell’impero.

Testimonianza delle meditate letture dantesche di Aristotele, Alberto Magno e Tommaso, il Convivio offre anche il primo esempio di impegnata prosa dottrinale in volgare di sì, con il ricorso a strutture sintattiche modellate su quelle latine e di forte efficacia argomentativa.

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