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Percorso tematico   Home Page > Percorso tematico > Gli autori e i libri > Cicerone

Cicerone

fotografiaEscluso dal canone dei massimi prosatori latini, fissato in De vulgari, II 6 7, Cicerone è infatti per Dante essenzialmente un filosofo: come tale compare, insieme con la “filosofica famiglia” che fa corona ad Aristotele, nel Limbo, a Inf., IV 141. La stragrande maggioranza delle citazioni e delle allusioni ciceroniane presenti nella produzione dantesca provengono infatti dalle opere filosofiche dell’arpinate, dal De officiis al De senectute, dal De finibus al De amicitia. Quest’ultimo testo in particolare è riconosciuto nel Convivio (II 13 3) non solo come efficace lettura, insieme con Boezio, per consolarsi della morte di Beatrice, ma anche come abbrivio per lo studio della filosofia. Del resto il motivo ciceroniano (forse noto a Dante attraverso la mediazione di florilegi e manuali scolastici, dunque già prima della lettura diretta del De amicitia) dell’amicizia come valore disinteressato che non insegue l’utile o il piacere, ma che anzi rende gioiosa la vita, aveva costituito un rilevante precedente per la riflessione della Vita nuova sull’amore gratuito, che trova in sé, nella lode dell’amata, e non in un’eventuale ricompensa, il suo più autentico significato.

Determinante anche il ruolo assunto da altre opere ciceroniane in alcuni luoghi cruciali della Commedia: la struttura morale dell’Inferno, chiaramente derivata dall’Etica di Aristotele, deve però, per esempio, un non marginale contributo, evidente nella distinzione dell’ingiuria in violenza e in frode (Inf., XI 22-24: “D’ogne malizia … / ingiuria è ’l fine, ed ogne fin cotale / o con forza o con frode altrui contrista”) a un passaggio del De officiis, I 13, tradotto quasi alla lettera: “Cum autem duobus modis, id est aut vi aut frode, fiat iniuria”. Anche la complessità dell’Ulisse dantesco trova una migliore definizione alla luce del De officiis, in cui l’eroe di Itaca era stato additato come esempio di una magnanimità facilmente convertibile nei vizi dell’audacia e della calliditas.

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