titolo Ludovico Ariosto

Hypercalipseos liber singularis

Il libretto fu stampato in due edizioni apparse entrambe presso gli editori Orell e Füssli di Zurigo nel 1816, ma con la finta indicazione di Pisa 1815. La prima stampa di novantadue copie era destinata alla vendita, mentre la seconda edizione, dedicata all’amico inglese William Stuart Rose, di sole dodici copie, era rivolta agli amici. Assieme a questa edizione veniva pubblicata una Clavis che forniva una chiave interpretativa del testo e decifrava i passaggi più oscuri.

Il titolo completo era Didymi Clerici Prophetae minimi Hypercalypseos liber singularis; Foscolo faceva nuovamente ricorso allo pseudonimo usato per la traduzione di Sterne, per pubblicare un testo che, scritto già in parte a Milano nel 1810 nel corso della polemica che aveva contrapposto lo scrittore ai letterati milanesi, si configurava come un attacco, ben poco velato, ai nemici del poeta. Il titolo Hypercalypseos deriva dal greco e significa “iper-ascondimento” e richiama, con significato opposto, l’Apocalisse. L’operetta, scritta in un latino biblico che conferisce un carattere solenne alla visione, è composta da tre parti: una epistola di prefazione, la visione e la Clavis.

Foscolo si nascondeva dietro la figura di Didimo, ma si presentava anche come il “Guerriero” per polemizzare vivacemente contro i suoi consueti nemici (Urbano Lampredi, il critico dei Sepolcri Aimé Guillon, lo stampatore Niccolò Bettoni e altri), presentati come letterati corrotti e giornalisti asserviti al potere, esponenti di punta di una società napoleonica che appare dominata dalla corruzione e dalla falsità. Nonostante l’anacronismo della denuncia che avveniva quando tale società non esisteva più, Foscolo non rinunciò alla pubblicazione, che ebbe una scarsa diffusione e risonanza, anche per la presenza di oscure allusioni difficili da decifrare completamente, nonostante lo strumento della Clavis.


La fede battesimale dell’Ariosto, da M. Catalano, Vita di Ludovico Ariosto ricostruita su nuovi documenti, vol. I, Genève, L. Olschki, 1930-1931, p. 39

Ritratto di Didimo Chierico dal Viaggio sentimentale di Yorik, Traduzione di Didimo Chierico, Pisa, co’ caratteri di Didot, 1813

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