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Dei Sepolcri: gli interventi critici d’autore
La prima edizione del poema uscì corredata da Note d’autore che Foscolo scrisse “onde rischiarare le allusioni alle cose contemporanee ed indicare da quali fonti ha ricavato le tradizioni antiche”; tra le fonti egli insiste soprattutto sui classici latini e greci e menziona solo rapidamente i poeti contemporanei allo scopo di sottolineare l’assoluta originalità del testo che, pur rielaborando motivi noti quali il tema sepolcrale, la difesa della poesia e della tradizione, si poneva come una sintesi assolutamente innovativa; l’autore fornisce inoltre delle chiavi di lettura per comprendere alcuni passaggi oscuri del testo, relativi a episodi della storia contemporanea, o per permettere al lettore di riconoscere i personaggi evocati, tra cui gli italiani illustri che spesso non sono esplicitamente citati.
Nonostante le Note d’autore, una delle critiche che vennero rivolte al poema riguardava l’oscurità di certi passaggi; in questo senso fu particolarmente polemico l’articolo di Aimé Guillon uscito sul “Giornale italiano” del 22 giugno 1807, che censurava il linguaggio oscuro, l’eccesso di erudizione e le incongruenze del testo. Foscolo rispose con la Lettera a M. Guillon su la sua competenza a giudicare i poeti italiani, in cui proponeva un’ipotesi di lettura in grado di cogliere il significato complessivo del carme in una sintesi radicale tra l’aspetto stilistico, contenutistico, l’argomentazione, la creazione di immagini, il linguaggio allegorico. Per creare questa sintesi il testo si serviva delle “combinazioni”, cioè associazioni di idee, immagini, inserti narrativi che avevano lo scopo di rendere più efficace il messaggio, e delle “transizioni”, passaggi fulminei da un argomento a un altro che potevano apparire disarmonici ma che in realtà sottolineavano le idee cardinali del testo. In questo modo l’autore trasmetteva in modo persuasivo le proprie verità, esposte in modo asistematico, anche se sempre estremamente controllato a livello retorico e linguistico.
 
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