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percorso biografico   Home Page > Percorso biografico > 1802-1814 > A Milano polemista e giornalista

A Milano polemista e giornalista

Conclusasi l’esperienza pavese, il ritorno a Milano inaugura un biennio fitto di polemiche letterarie e contrasti che conducono alla definitiva rottura di Foscolo con l’ambiente dei letterati milanesi vicini al regime napoleonico. Le lezioni universitarie, seguite con successo da molti giovani, avevano suscitato la diffidenza del potere politico e di quei letterati asserviti al governo (primo fra tutti Vincenzo Monti) che nelle sue lezioni lo scrittore aveva duramente attaccato, anche se in modo indiretto.

Foscolo affidò i suoi attacchi polemici agli “Annali di scienze e lettere” un giornale diretto da uno scienziato di Parma, Giovanni Rasori e da Michele Leoni, al quale collaborava un gruppo di giovani emuli del poeta, da Pietro Borsieri ai fratelli Luigi e Silvio Pellico. Nella primavera del 1810, dalle pagine del giornale, nell’articolo-recensione alla Traduzione de’ due primi canti dell’Odissea di Ippolito Pindemonte, intitolato Sulla traduzione dell’Odissea, Foscolo censurava i traduttori di Omero, da Antonio Maria Salvini a Melchiorre Cesarotti, allo stesso Monti e attaccava velatamente anche molti letterati contemporanei che si riconobbero facilmente nelle allusioni del poeta. Ancora più mordace era il Ragguaglio di un’adunanza de’ Pittagorici, pubblicato nel giugno del 1810.

Gli avversari dello scrittore gli risposero dalle pagine del “Poligrafo”, diretto da Luigi Lamberti, dove Urbano Lampredi, letterato e giornalista, pubblicò, nell’estate del 1811, una serie di articoli in cui confutava i contenuti della prolusione pavese; interventi contro Foscolo, spesso animati da Vincenzo Monti, apparvero anche su giornali fedeli alla politica culturale del regime, come il “Corriere delle dame” e il “Corriere milanese”. In questo clima, nel dicembre del 1811, l’insuccesso dell’Ajace, rappresentato alla Scala, fu il pretesto per un’ulteriore serie di articoli di Lampredi, pubblicati sul “Poligrafo” contro la tragedia foscoliana, che fu ben presto vietata.

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