L’interesse di Leopardi per la scienza non fu effimero: lo testimoniano sia i lavori “scolastici” come le Dissertazioni fisiche e la Storia dell’Astronomia, sia le successive attente letture di autori scientifici, stranieri e italiani, sia particolarmente degno di nota l’ampio spazio riservato a Galileo nella Crestomazia della prosa.
Pure, egli non credette mai che la scienza potesse rendere l’uomo felice, e più volte denunciò satiricamente il progressismo “scientista”: ad esempio nell’Operetta Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie o nella tarda Palinodia.
Nello Zibaldone sono numerosi i pensieri in cui si parla di scienza in connessione con la letteratura:
Probabilmente le accademie scientifiche hanno giovato alla scienza, contrariamene a quanto accade per quelle letterarie [144-5] la scienza tende a rendere il mondo uniforme e promuove l’indifferenza [382] è figlia dell’esperienza, che è nemica della natura [447] contrariamente alle lettere, le scienze se “ridotte ad arte” prosperano [1356] determinando i confini delle cose la scienza ci priva del piacere dell’infinito, contrariamente all’ignoranza e alla fanciullezza [1464-5] rispetto alla letteratura le scienze provocano una gloria più effimera [1531-3]; ciò perché col tempo si perfezionano, la letteratura invece si corrompe [1708] la scienza soffoca la voce della natura, facendoci avvertire le sue piccolezze [1550-1] le scoperte scientifiche si comunicano a tutti, anche al volgo [1583, 1767-8] la scienza non può mai sostituire l’esperienza (ad esempio in medicina, musica, letteratura, filosofia, politica) [1586-8] “L’amore e la stima che un letterato porta alla letteratura, o uno scienziato alla scienza, sono il più delle volte in ragione inversa dell’amore e della stima che il letterato o lo scienziato porta a se stesso” [4285] “Nel secolo passato le scienze si collegarono alle lettere ... nel nostro le hanno ingoiate” [4504].