titolo Ludovico Ariosto

Dei Sepolcri: la struttura formale

Il poema è composto da 295 endecasillabi sciolti, un verso che Foscolo apprezzava particolarmente per le sue potenzialità espressive piene e intense, utilizzato per componimenti di carattere epico, e usato dal poeta negli stessi mesi per la traduzione dell’Iliade. L’assenza di vincoli prosodici e la dimensione narrativa del verso, continuamente spezzato da pause e enjambements, favoriscono la complessa articolazione del poema che procede in modo asistematico, mediante le combinazioni e le transizioni attraverso le quali vengono esposti i nuclei concettuali del carme. Il discorso alterna interrogazioni, modalità assertive e sentenziose, inserti lirici e elegiaci, toni evocativi e mitici, momenti meditativi; presenta insomma una grandissima varietà espressiva che aveva la funzione di stupire, emozionare e meravigliare il lettore. Foscolo tende a uno stile sublime nel quale l’oscurità viene considerata legittima, perché lo scrittore si deve concentrare sulle idee cardinali, lasciando ai lettori “la noia di desumere le intermedie” (EN VI, p. 508). Il sublime di Foscolo è molto diverso dal sublime romantico inteso come superamento delle regole in virtù di un’esaltazione delle inclinazioni personali, ed è profondamente radicato nella tradizione, costantemente presente sia per quanto riguarda la ripresa delle fonti classiche latine (in primo luogo Virgilio) e italiane (Petrarca), sia per quanto riguarda i debiti nei confronti dei poeti contemporanei, prima di tutto Monti  e Parini. La lingua è sempre sostenuta, dominata da figure retoriche di inversione dell’ordine sintattico e da una ricerca di effetti fonici che contribuiscono a fissare in formule assolute i significati del carme e a evocare una dimensione mitica e sacrale.


La fede battesimale dell’Ariosto, da M. Catalano, Vita di Ludovico Ariosto ricostruita su nuovi documenti, vol. I, Genève, L. Olschki, 1930-1931, p. 39

A. Canova, Monumento a Vittorio Alfieri, Chiesa di Santa Croce, Firenze

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