Gli antenati di Petrarca erano originari di
Incisa Valdarno. Il padre, ser Petracco, si era trasferito a
Firenze per esercitarvi la professione di notaio che aveva ereditato da suo padre ser Parenzo; legato alla fazione politica dei guelfi bianchi, venne esiliato dalla città insieme a tutta la famiglia nel 1302, nel corso della stessa proscrizione che aveva colpito
Dante Alighieri. Dopo essere rimasto alcuni anni in Toscana nella vana speranza di poter rientrare a Firenze, nel 1312 decise di spostarsi ad
Avignone con moglie e figli (che però dovette sistemare nel sobborgo di
Carpentras a causa della penuria di alloggi nella città, da poco divenuta sede papale). Assicurò ai suoi una vita agiata e avviò gli eredi agli studi giuridici (il solo primogenito a
Montpellier, poi entrambi a
Bologna) con la prospettiva di farli diventare notai, proseguendo la tradizione familiare. Morì improvvisamente nel 1326.
La madre di Petrarca, Eletta Canigiani, dopo Francesco aveva dato alla luce altri due figli maschi: uno morto nell'infanzia e l'altro,
Gherardo, destinato a sopravvivere all'illustre fratello. Morì nel 1318 o 1319: il dolore per la perdita ispirò al poeta quindicenne un carme latino (
Epystole I 7) di 38 esametri, tanti quanti gli anni vissuti dalla madre, che è il più antico suo componimento rimastoci.