GIOVANNI DONDI DALL'OROLOGIO

Nato a Chioggia ma attivo a Padova, Giovanni Dondi, di professione medico, oltre agli interessi scientifici coltivò anche quelli letterari: di lui ci restano cinquanta poesie, per la maggior parte testi di corrispondenza (1) ; a uno di questi, Io non so ben s'io volia quel ch'io volio, Petrarca rispose con il sonetto 244 del Canzoniere. Il Dondi è inoltre destinatario di quattro lettere petrarchesche, fra le quali ne spiccano due (Seniles XII 1 e 2) che proseguono su toni scherzosi e leggeri la polemica contro i medici. Nel suo testamento Petrarca dispose per lui un lascito di cinquanta ducati per acquistare un anello d'oro.
In qualità di medico il Dondi constatò il decesso di Petrarca il 19 luglio 1374 e ne comunicò immediatamente la notizia al collega Giovanni dall'Aquila; per l'occasione compose il sonetto di compianto Nel summo cielo con eterna vita. Più tardi, andato a stare a Pavia, si informò da Lombardo della Seta intorno alla sorte delle opere petrarchesche rimaste ancora inedite (2) .

(1) Giovanni Dondi dall'Orologio, Rime, a cura di Antonio Daniele, Vicenza, Neri Pozza, 1990.
(2) Giuseppe Billanovich - Élisabeth Pellegrin, Una nuova lettera di Lombardo della Seta e la prima fortuna delle opere del Petrarca, in Classical Mediaeval and Renaissance Studies in Honor of Berthold Louis Ullman, edited by Charles Henderson jr., Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1964, vol. II, pp. 215-36.

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