titolo Ludovico Ariosto

La lettera a Leone X sul restauro dei monumenti della Roma antica

Nel corso del 1519, trovandosi a Roma, presso la corte pontificia, come ambasciatore straordinario dei Gonzaga, Castiglione scrive insieme all’amico Raffaello, a quattro mani, una lettera aperta al papa Leone X sulla ricognizione e salvaguardia dei monumenti della Roma antica. Alla genesi di questo testo collaborano anche altri umanisti, che affiancano i due autori nell’impresa della rilevazione delle antiche rovine (Angelo Colocci, Fabio Calvo, Andrea Fulvio, Ludovico Degli Arrighi). Da un lato si lamentano le devastazioni barbariche, che hanno compromesso irrimediabilmente la conservazione del patrimonio classico; e d’altro canto si celebra la continuità tra la Roma antica e quella moderna, che sembra rinascere ai più alti splendori.

Spettano a Raffaello l’ispirazione generale dei contenuti architettonici e tecnici del testo, e a Castiglione l’elaborazione stilistica, la ricerca delle immagini e delle parole: avendo essi in comune i principi estetici e la sensibilità culturale che la lettera, nel suo insieme, presuppone. L’opera è il risultato di “un livello di collaborazione strettissimo, quale raramente si può riscontrare fra due intellettuali, ed esperti di campi diversi” (C. Vecce, La “Lettera a Leone X” tra Raffaello e Castiglione, “Giornale storico della letteratura italiana”, 173, 1996, 537): solo il dialogo continuo con Raffaello consente a Castiglione di giungere a riferirne il pensiero con esattezza, ma procedendo, a ogni passo, ad integrare e fondere insieme le idee proprie e quelle dell’amico.

L’epistola è finalizzata a celebrare lo studio e la catalogazione del patrimonio classico, e il suo impianto ideologico poggia sull’esposizione di un programma generale di imitazione dell’antico, quale vincolo modellizzante. Si tratta di un concetto la cui esposizione e difesa, inevitabilmente, obbligano Castiglione a sfumare, in certa misura, l’ipoteca a vantaggio dei moderni (ossia, della varietà delle ‘maniere’ e dell’inesauribile progresso delle arti) su cui egli radica, invece, il suo più schietto pensiero (come si ritrova, per esempio, nei capitoli del Cortegiano riservati alla ‘questione della lingua’).


La fede battesimale dell’Ariosto, da M. Catalano, Vita di Ludovico Ariosto ricostruita su nuovi documenti, vol. I, Genève, L. Olschki, 1930-1931, p. 39

Giuliano da Sangallo, Pianta e Alzato del Colosseo, disegno, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana (ms. Barb. Lat. 4424, f. 28)

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