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Percorso testuale   Home Page > Percorso testuale > Il Tirsi > Un’opera a quattro mani

Un’opera a quattro mani

fotografia Il Tirsi è un’opera che si deve ascrivere alla stretta collaborazione di due giovani autori, Baldassarre Castiglione e Cesare Gonzaga, senza che sia possibile distinguere con certezza i confini delle rispettive pertinenze. I due, entrambi mantovani e pressoché coetanei, avendo alle spalle studi ed esperienze in gran parte comuni, decidono con questo testo di presentarsi in coppia, sulla scena letteraria della propria epoca. E d’altronde, appena qualche anno prima della genesi del Tirsi, nell’autunno 1503 il venticinquenne Castiglione aveva già dedicato al cugino il sonetto Cesare mio, qui sono ove il mar bagna. Sicché, per l’affinità di nascita e di formazione, e per i legami di vita e di attività, non sorprende che il Tirsi costituisca, per entrambi, una pubblica dichiarazione di identità, insieme letteraria e professionale: di chi vuol far conoscere la propria volontà di sommare insieme, nella propria esistenza cortigiana, l’arte della poesia e la professione diplomatica e militare. In questa identica prospettiva, Cesare Gonzaga (prematuramente scomparso nel 1512) verrà poi assunto da Castiglione nel ruolo di uno dei personaggi di primissimo piano del Libro del Cortegiano.

Simile collaborazione non è un’eccezione rispetto alla prassi compositiva del tempo. Basti pensare alle Stanze scritte insieme da Pietro Bembo e Ottaviano Fregoso, proprio alla corte di Urbino, appena un anno prima del Tirsi. Ma mentre nel caso delle Stanze pare certo che al Fregoso spetti l’ideazione del testo e al Bembo l’effettiva stesura, circa il Tirsi sembra più probabile che i due cugini si siano spartiti il lavoro. E che Castiglione abbia scritto il primo terzo dell’egloga e Cesare Gonzaga il rimanente. A una fenomenologia affine al caso delle Stanze appartiene, invece, la lettera a Leone X sul restauro dei monumenti della Roma antica, scritta insieme da Raffaello e Castiglione. In questo caso si devono attribuire a Raffaello l’ispirazione generale dei contenuti architettonici e tecnici, e a Castiglione l’elaborazione stilistica: condividendo comunque i due autori i principi estetici e la sensibilità culturale che il testo presuppone

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