I monumenti della classicità
Della duratura passione di Castiglione, secondo il gusto umanistico del tempo, per i monumenti della classicità, è documento sintomatico la gita alle rovine archeologiche di Tivoli, compiuta, insieme ad alcuni amici, tra cui Raffaello, nel marzo del 1516. Proprio Castiglione e Raffaello, di lì a qualche anno, indirizzano a papa Leone X una lettera tesa a rivendicare la necessità che il patrimonio architettonico dell’età romana sia ufficialmente posto sotto tutela, per proteggerlo dalle depredazioni e dalle distruzioni che, in ogni epoca, sono state perpetrate ai suoi danni. Si tratta di un testo redatto nel 1519, a quattro mani, dai due autori, anche se alcune idee sembrano il frutto specifico delle intuizioni del solo Raffaello, mentre per altre parti risulta indubbia la paternità castiglionesca.
La lettera si apre con una solenne considerazione riguardo alla grandezza della Roma classica, tale che gli spettatori moderni rimangono stupiti e increduli di fronte alle rovine superstiti, vestigia sublimi di una bellezza incomparabile ma ormai perduta. Si tratta di un tema già accennato, da Castiglione, nel giovanile sonetto Superbi colli e voi, sacre ruine. Quindi, per un verso viene denunciata la diretta responsabilità di molti papi che, in passato, hanno contribuito alla distruzione dei monumenti antichi, e d’altro canto si incita Leone X affinché si faccia promotore della conservazione di “quel poco che resta di questa antica madre della gloria e della grandezza italiana” (F.P. Di Teodoro, Raffaello, Baldassar Castiglione e la Lettera a Leone X, Bologna 1994, 146-147).
Della Roma antica, già regina del mondo, ora non restano che miseri frammenti: eppure occorre prodigare ogni sforzo per promuoverne la cura e il censimento. In tale direzione, poco prima che fosse avviata la composizione della lettera, Leone X ha appunto affidato a Raffaello il compito di eseguire una pianta topografica della Roma classica. Quelle reliquie, infatti, devono divenire pietra di paragone per le opere dei moderni e stimolo all’emulazione.

