titolo Ludovico Ariosto

I due volti del potere

Il quarto libro del Cortegiano e il Principe di Machiavelli presentano contenuti antitetici. Il primo, costruito sulla base delle teorizzazioni classiche e umanistiche, celebra una idea di stato razionale e di principe pacifico, e ribadisce la stretta e necessaria connessione tra etica e politica. Il primato della virtù morale, come criterio di riferimento nell’azione di governo, non viene mai posto in discussione. Il Principe, all’opposto, mette esplicitamente da parte ogni astrattezza teorica e ogni ideale, per perseguire una disamina dell’agire politico ancorata alla realtà. Ne deriva, in Machiavelli, una visione disincantata, cinica, disillusa, che al principe prescrive non la bontà e l’onestà ma la forza, l’energia operativa, la capacità di leggere gli eventi e di dominarli. Se è giusta l’ipotesi che suppone una conoscenza del Principe da parte di Castiglione, ne consegue che il Cortegiano, e in particolare la parte propriamente politica dell’opera, vale anche come risposta alle spietate argomentazioni di Machiavelli, e alla disperata lucidità di cui queste sono il frutto.

I due scrittori si muovo in direzioni antitetiche perché procedono da premesse diverse. Machiavelli, quando scrive il Principe ha alle spalle i molti anni trascorsi, tra il 1498 e il 1512, in una posizione di rilievo sulla scena amministrativa fiorentina; le sue fonti sono soprattutto i capolavori storiografici della latinità. L’osservazione attenta e disincantata della prassi politica, diplomatica e militare del suo tempo lo induce a delineare non il profilo di un principe ideale e perfetto, ma i criteri per una operatività efficace e di successo. La sua riflessione ha di mira non il dover essere del principe, ma le tattiche più opportune per la conservazione e la difesa dello stato, specialmente in un momento di crisi come quello in cui si trova l’Italia al principio del Cinquecento. Castiglione, invece, rimane fedele agli schemi della dottrina politica classica: e la sua opera ripropone espressamente l’immagine del principe saggio, desunta da Platone e Plutarco.

L’arte del governare, per Machiavelli, ha come unico obiettivo la vittoria contro il nemico; per Castiglione, invece, essa deve tendere alla realizzazione di quei valori (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza) in cui risiede la possibilità che l’uomo esprima la parte più nobile di sé.


fotografia

Busto ligneo di Niccolò Machiavelli, Firenze, Palazzo Vecchio

indietro