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Percorso testuale   Home Page > Percorso testuale > Il Libro del Cortegiano > Le fonti e i modelli

Le fonti e i modelli

fotografia Nel Cortegiano mediante la contaminazione di vari modelli letterari e filosofici, antichi e moderni, si propone una problematica riflessione sui paradigmi antropologici che assicurano al gentiluomo il riconoscimento e la definizione della propria identità. Castiglione, fin dalle pagine introduttive della dedica a Miguel da Silva, segnala che il suo testo si situa nella scia delle grandi trattazioni classiche sul tema della perfezione: la Repubblica di Platone, la Ciropedia di Senofonte, il De oratore di Cicerone. Di queste opere il Cortegiano riprende le strategie argomentative di base, che legittimano il discorso etico di tipo ideale e idealizzante per la capacità che esso possiede di produrre comportamenti virtuosi.

Su questa base, nel corso del primo libro del Cortegiano sono rielaborati temi presenti nel più illustre manuale antico di psicologia della relazione, ossia l’Etica Nicomachea di Aristotele, di dove si recupera la censura, senza esitazioni, di ogni forma di vanagloria, a favore dei concetti di amabilità e affabilità, preferibili e convenienti come ogni forma di autoironia. La trattazione sulle forme della comicità, che compare nel secondo libro, contamina le riflessioni messe a punto, al riguardo, da Cicerone nel III libro del De oratore con esempi desunti dal Decamerone di Boccaccio: preme a Castiglione di segnalare la funzione positiva che la burla e la battuta di spirito possono svolgere nella conversazione mondana, delineando però un galateo che impedisca ogni caduta nella volgarità o nella mordacità eccessiva. La comicità sguaiata e triviale, di cui si trovano esempi nelle scritture umanistiche (nelle Facezie di Poggio Bracciolini o nei Detti piacevoli di Poliziano) non si addice al gentiluomo di corte.

Nel terzo libro Castiglione vuole riscattare l’immagine della donna rispetto ai toni deteriori ricorrenti in molti testi della tradizione, dal Corbaccio di Boccaccio al De Amore di Leon Battista Alberti. La materia politica del quarto libro, per cui è evidente l’influsso della Politica di Aristotele, induce a connettere il Cortegiano anche alle opere di Erasmo, Thomas More e Machiavelli, per riscontrare affinità e differenze. Per la conclusione dell’opera, in cui Pietro Bembo espone la concezione platonica dell’amore, vengono utilizzati, soprattutto, gli scritti di Marsilio Ficino di cui si era servito già lo stesso Bembo per la composizione degli Asolani: di qui deriva la meditazione che chiude l’opera di Castiglione, con una lettura in chiave sublimante della relazione tra uomo e donna.

 

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