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Percorso testuale   Home Page > Percorso testuale > Le opere in volgare > La Commedia: tradizione manoscritta e soluzioni editoriali

La Commedia: tradizione manoscritta e soluzioni editoriali

fotografia La Commedia, di cui, come per tutte le altre opere di Dante, non si possiede l’autografo, ha però goduto di straordinaria fortuna e di una capillare diffusione, a partire dai primi decenni del ’300, lungo tutta la penisola e tra gli ambienti socioculturali più vari. Sono infatti pervenuti più di 800 manoscritti, di cui poco più di 80 confezionati entro la metà del XIV secolo. E si aggiunga che il poema dantesco fu l’unico testo volgare ad essere riprodotto attraverso tutta la gamma dei modelli grafico-librari disponibili: a codici di lusso si affiancano manoscritti da banco, tipici del mondo universitario, ma anche prodotti economici, con grafie corsive di matrice mercantesca. Molti sono i codici commentati e notevoli appaiono quelli con corredi illustrativi di varia morfologia, che talvolta assumono il carattere di autentiche esegesi figurate. Una momento cruciale nella trasmissione della Commedia è rappresentata dall’intervento di Boccaccio, che ricopia, correggendo e contaminando, per ben tre volte il testo del poema. L’editio princeps della Commedia fu stampata a Foligno nel 1472 da Giovanni Neumeister; numerose furono poi le edizioni cinquecentesche, tra cui si segnala quella curata da Bembo per Aldo Manuzio nel 1501.

La classificazione della vasta congerie dei manoscritti finalizzata alla costituzione di un attendibile testo della Commedia continua a rappresentare uno dei problemi più spinosi della filologia italiana. Dopo l’edizione, ancora imprescindibile, di Petrocchi del 1966-67, fondata sull’antica vulgata, cioè sui 27 codici ritenuti antecedenti all’intervento di Boccaccio, nel 1996 è apparsa l’edizione di Antonio Lanza fondata esclusivamente sul codice fiorentino Trivulziano 1080, e nel 2001 quella curata da Federico Sanguineti, che offre un testo fondato su uno stemma di 7 codici, tra cui un ruolo determinante è riconosciuto all’Urbinate 366, la cui patina linguistica è però emiliano-romagnola.

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