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Versi dell’adolescenza
La prima raccolta di versi di Foscolo fu offerta in dono, manoscritta, nel 1794, all’amico e lontano parente Costantino Naranzi e pubblicata postuma a Lugano nel 1831 con il titolo di Poesie inedite di Niccolò Ugo Foscolo tratte da un manoscritto originale; nell’Edizione Nazionale (vol. II), la raccolta ha il titolo di Versi dell’adolescenza. Nella dedica a Naranzi, redatta con uno stile patetico e lacrimoso, Foscolo scrive che l’amore “ha dettato que’ versi ch’offro al sensibile amico” e infatti l’argomento dei quarantuno componimenti compresi nel manoscritto è prevalentemente amoroso. I versi sono divisi in tre sezioni: Inni e Elegie; Anacreontiche e canzonette; Odi. Seguono traduzioni di Anacreonte, Saffo, Orazio,Gessner, Weilles Alemanno, Pontano.
La raccolta, pur rivelando già una certa padronanza espressiva da parte di Foscolo, è un esercizio scolastico, che riprende gli schemi della lirica occasionale settecentesca: si veda ad esempio la canzonetta La lontananza, in cui la ninfa Cloe si muove sullo sfondo della consueta natura arcadica stilizzata. Ma non mancano componimenti più originali che introducono motivi ricorrenti nelle liriche giovanili di Foscolo, come nella poesia Il ritratto, compresa nella sezione Inni e Elegie, in cui descrive sé stesso mostrando una tendenza all’autorappresentazione fisica e spirituale che troverà largo spazio nella produzione degli anni più maturi.
Anche la dedica a Naranzi è già un esempio di prosa patetica ed enfatica che preannuncia l’Ortis e la scrittura più matura, soprattutto per l’insistenza su alcuni motivi come la lontananza, la memoria, l’amicizia.

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