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Milano capitale culturale
Durante l’età napoleonica e poi sotto il restaurato governo austriaco Milano divenne il centro culturale più vivo e frequentato d’Italia, costituendo un polo d’attrazione per molti intellettuali e letterati d’ogni parte della penisola, che vi vedevano l’unico luogo dove poter lavorare, produrre e anche ricavare profitti e soddisfazioni dalla propria attività. Un esempio illustre è quello del giovane Leopardi, che dall’isolata provincia dello Stato pontificio guardava con invidia al fervore di iniziative culturali della metropoli lombarda e così ne scriveva all’abate Francesco Cancellieri: “A Milano si stampa quel che si vuole da chi ha la fortuna di trovarvisi e tutto a conto degli stampatori o con sicurezza dell’esito. […] Tutti stampano e solamente a noi miserabili non è concesso di stampare nulla”. A Milano si era infatti sviluppata una solida industria editoriale, con un mercato librario senza paragoni con quelli di altre città italiane. Nel Proemio alla filoaustriaca “Biblioteca Italiana” il direttore Giuseppe Acerbi poteva vantare il primato assoluto dell’editoria milanese, che nel 1816 aveva prodotto ben 653 titoli contro i 114 dell’intero Regno di Napoli. Fra le iniziative più importanti e di maggior fortuna ci fu soprattutto quella della “Società tipografica dei classici italiani”, avviata agli inizi del secolo, sotto gli auspici del governo della “Repubblica Italiana”, con lo scopo di pubblicare una nutrita collezione di autori a gloriosa testimonianza della cultura nazionale. La pubblicazione, nel giro di dodici anni, dei 249 volumi della “Collezione” si rivelò anche un ottimo affare sul piano economico. Ciò fu dovuto ai criteri modernamente capitalistici coi quali operava l’azienda editoriale (come la veste lussuosa di alcune opere o il ritmo serrato della produzione, che sosteneva l’afflusso e il movimento di denaro). Nella Società tipografica milanese fecero le loro prime esperienze i futuri editori di rilievo della Milano ottocentesca, come Giovanni Silvestri, Anton Fortunato Stella (che pubblicò nel 1827 le Operette Morali di Leopardi), Vincenzo Ferrario (editore di opere del Manzoni).
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