
"Sono nato nel 1304, al sorgere di lunedì 20 luglio, proprio all'aurora, nella città di Arezzo, nel vico che chiamano dell'Orto" (1) (
Seniles VIII 1): Petrarca precisa con pignoleria notarile le circostanze della sua nascita, aggiungendo altrove di essere stato "generato in esilio e in esilio nato" (2) (
Familiares I 1). La dimora ad Arezzo era per suo
padre solo un rifugio provvisorio dopo la cacciata da
Firenze; e infatti già all'inizio del 1305 la madre trasportò il bambino a
Incisa Valdarno, dove la famiglia aveva una casa.
Petrarca fece ritorno ad Arezzo una sola volta, nel 1350, e gli fu allora mostrata la casa natale, già a quell'epoca diventata una sorta di monumento. Mantenne però rapporti cordiali con alcuni conterranei: in primo luogo
Giovanni Aghinolfi; poi Giovanni Fei, al quale dovette confermare la propria origine aretina che evidentemente non era di dominio pubblico (
Seniles XIII 3), e un Federico d'Arezzo, al quale abbozzò un'interpretazione integralmente allegorica dell'
Eneide virgiliana (
Seniles IV 5). Nel 1364 visitò anche la regione del Casentino, invitatovi dal signore del luogo Roberto di Battifolle: l'ultima occasione nella quale mise piede in terra toscana.
(1) "me anno [...] millesimo trecentesimo quarto, die lunae vigesima Iulii illucescente, commodum aurora, in Aretina urbe, in vico qui ortus dicitur, natum esse".
(2) "in exilio genitus, in exilio natus sum".