Petrarca giunse a Verona per la prima volta in una situazione drammatica, reduce dalla fuga da
Parma nel 1345; vi ritrovò l'amico
Guglielmo da Pastrengo, da lui conosciuto ad
Avignone circa dieci anni prima, durante l'ambasciata compiuta da
Azzo da Correggio in favore di
Mastino II della Scala. Si ritiene che in questa occasione, presumibilmente con l'assistenza dello stesso Guglielmo, egli abbia scoperto nella biblioteca del Capitolo della cattedrale un manoscritto contenente buona parte dell'epistolario
ciceroniano e ne abbia tratto una copia per sé. Lasciò Verona in autunno per rientrare in Provenza.
Vi fece ritorno all'inizio del 1348, soggiornandovi per brevi periodi (in alternanza con altre città padane) fino al 1351, sempre in compagnia di Azzo da Correggio; nel 1352 riuscì a ottenervi per il figlio
Giovanni un canonicato, che però gli fu tolto nel 1354. Intuiamo che negli anni successivi Petrarca continuò a servirsi della disponibilità di Guglielmo da Pastrengo per attingere al pregevole patrimonio librario custodito a Verona: è infatti da un copista veronese che fece esemplare nel 1356 un
manoscritto della
Historia Augusta.