
Ad
Avignone, da una o più madri rimaste ignote, Petrarca ebbe successivamente due figli naturali (la sua condizione di
chierico non gli permetteva di contrarre matrimonio). Il primo, Giovanni, nacque probabilmente nel 1337 e venne legittimato nel 1347; durante i suoi soggiorni italiani Petrarca ne affidò l'educazione alle cure di vari amici (i parmensi
Moggio Moggi e Giberto Baiardi, i veronesi Rinaldo Cavalchini e
Guglielmo da Pastrengo), ma le sue aspettative andarono deluse. Nel 1352 riuscì a ottenere per lui un canonicato a
Verona, che gli fu tolto nel 1354 per motivi politici. Giovanni raggiunse allora il padre a
Milano; ma Petrarca, a causa della sua cattiva condotta, fu costretto ad allontanarlo da sé e a spedirlo ad Avignone, come apprendiamo da una drammatica lettera a lui indirizzata (
Familiares XXII 7). Lo riaccolse in casa solo nel 1360, quando gli si presentò davanti pentito e in compagnia di
Lelio, ma l'anno dopo il giovane morì di
peste a Milano, mentre il padre si trovava a
Padova. La nota obituaria che Petrarca gli dedicò nel
Virgilio Ambrosiano mostra che la pena per la perdita del figlio aveva alleviato l'amarezza per i suoi insuccessi: "Il nostro Giovanni, nato per il mio tormento e il mio dolore, da vivo mi ha afflitto con gravi e continue preoccupazioni e da morto mi ha colpito con un acuto dolore, lui che ha trascorso pochi giorni lieti in vita sua" (1) .
La figlia minore, Francesca, nacque forse nel 1343 e per molto tempo non visse con il padre. Lo raggiunse forse verso la fine del soggiorno milanese e in seguito, insieme al marito Francescuolo da Brossano (un funzionario visconteo sposato nel 1362), lo seguì nei suoi spostamenti a
Venezia (almeno dal 1366) e ad
Arquà (dal 1371 o 1372), con l'intervallo di un soggiorno a
Pavia. La coppia ebbe almeno otto figli: Eletta, Francesco (due), Silvano, Gerardo, Caterina, Camilla, Cecilia; per il primo Francesco, tenuto a battesimo da
Donato Albanzani e morto nel 1368 all'età di due anni, Petrarca compose un epitaffio. Nel
testamento petrarchesco Francescuolo da Brossano venne nominato erede universale: in questa qualità si trovò a gestire anche una parte della
biblioteca dell'illustre suocero (fra cui anche l'
autografo del Canzoniere), che per suo tramite poté rimanere per secoli in territorio padovano (2). Francesca morì di parto nel 1384; il marito le sopravvisse fino al 1405.
(1) "Iohannes noster, homo natus ad laborem, ad dolorem meum, et vivens gravibus atque perpetuis me curis exercuit, et acri dolore moriens me vulneravit, qui, cum paucos letos dies vixisset in vita sua".
(2) Paolo Sambin, Libri del Petrarca presso suoi discendenti, "Italia medioevale e umanistica", I (1958), pp. 359-69.