PARIGI

Per il giovane Petrarca, italiano cresciuto in Francia, Parigi, sede di una antica e illustre università, dovette rappresentare un nome dalle risonanze quasi mitiche: un luogo da cui il padre gli aveva portato in dono un manoscritto delle Etymologie di Isidoro da Siviglia (la più completa enciclopedia disponibile all'epoca) e da cui giungevano ad Avignone numerosi personaggi per affari legati alla curia papale (fra di essi Dionigi da Borgo Sansepolcro). Del suo primo viaggio a Parigi, nel 1333, Petrarca ricorda proprio la curiosità di "scoprire quanto di vero e quanto di fantastico si raccontasse di quella città" (1) (Posteritati); e, dalla successiva reticenza a celebrarne le glorie, possiamo supporre che il contatto con la realtà lo abbia lasciato deluso. Non mancarono anche in seguito relazioni personali (il sonetto Più volte il dì mi fo vermiglio et fosco rispose nel 1336 a un ignoto corrispondente parigino; del 1340 è l'invito a ricevere l'incoronazione poetica, rifiutato in favore di Roma); ma con il tempo Parigi andò accostandosi ad Avignone quale obiettivo di una polemica che, da anticuriale, era diventata antifrancese e quale antitesi di Roma.
La missione diplomatica del 1361, compiuta su incarico dei Visconti per felicitarsi della liberazione di re Giovanni II dalla prigionia inglese, mise Petrarca di fronte a una nazione umiliata e a una capitale decaduta: "Dov'è infatti quella Parigi che, sebbene fosse sempre inferiore alla fama e di molto debitrice alle menzogne dei suoi abitanti, tuttavia fu senza dubbio una cosa grande? dove le schiere dei discepoli, il fervore dello Studio, le ricchezze dei cittadini, le gioie di tutti?" (2) (Seniles X 2). Dopo la parentesi obbligata della Collatio coram domino Iohanne, Francorum rege, orazione tenuta da Petrarca alla presenza del sovrano (che lo aveva già invitato, invano, a Parigi, e che rinnovò gli inviti in quell'occasione), e dopo la fine della residenza presso i Visconti, la sua vis polemica poté trovare piena espressione, colpendo prima la "litigiosa Parigi" (3) (De sui ipsius et multorum ignorantia) dedita alle vane dispute accademiche e poi (nella Invectiva contra eum qui maledixit Italie) addirittura le condizioni igieniche della città.
Per una curiosa ironia della storia, oggi la Bibliothèque Nationale di Parigi custodisce la maggior parte della biblioteca petrarchesca sopravvissuta, trafugata dopo la conquista francese del ducato di Milano nel 1499. Fra le decine di manoscritti che essa conserva ricordiamo solo: l'autografo del De gestis Cesaris; la Naturalis historia di Plinio il Vecchio contenente uno schizzo di Valchiusa; le citate Etymologie di Isidoro; le Enarrationes in Psalmos agostiniane dono di Giovanni Boccaccio (oltre a una copia incompleta già posseduta da Petrarca in precedenza); la Historia Augusta proveniente da Verona; i poemi omerici nella traduzione latina eseguita da Leonzio Pilato.

(1)"inquirere quid verum quid ve fabulosum de illa urbe narraretur".
(2)"Ubi est enim illa Parisius, que, licet semper fama inferior et multa suorum mendaciis debens, magna tamen hauddubie res fuit; ubi scolasticorum agmina, ubi Studii fervor, ubi civium divitie, ubi cuntorum gaudia?".
(3)"contentiosa Parisius".

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