Teseida
Il trionfo dell’argomento amoroso
Con il Teseida Boccaccio si propone di emulare l’epos latino e si rivolge ai modelli classici di Virgilio e Stazio, anche se uno degli intertesti più sfruttati sembra essere il romanzo bizantino Digenis Akritas. Tuttavia, l’elemento amoroso ha un ruolo decisamente predominante nella vicenda narrata. All’interno del poema sembrano quasi convivere due distinti momenti narrativi: da un lato c’è quello epico, incarnato dalle imprese di Teseo, il re “giusto” e magnanimo; dall’altro quello erotico, occupato dall’avventura di Arcita e Palemone. È come se la storia, che si apre con le gesta del Duca d’Atene, a un certo punto virasse verso temi più consoni alla penna boccacciana, recuperando, con la descrizione degli amori per Emilia, una connotazione da romanzo cortese. Questo mutamento di intenti in corso d’opera è siglato dalla sequenza conclusiva, occupata dal torneo per la conquista dell’amata, squisito inserto cavalleresco. E una conferma “d’autore” è pure lecito scorgere nel sonetto finale del poema, dove il titolo assegnato all’opera è “Teseida di nozze d’Emilia” e, dunque, l’interesse per le imprese epiche di Teseo è evidentemente controbilanciato dall’importanza accordata agli amori della giovane donna. Il poema è dedicato a Fiammetta con una lettera proemiale, alla quale segue un sonetto-rubrica, che riassume il contenuto dell’opera; analoghi sonetti sono posti in testa a ciascun libro e ne dichiarano l’argomento particolare.
Il gusto per la contaminazione e l’amplificatio, modalità retoriche care a Boccaccio, emerge soprattutto nelle digressioni allegoriche. Dietro la descrizione della casa di Marte e quella della dimora di Venere (Teseida: VII[1]) è stata indicata la riscrittura di un passo staziano, per la prima, e, probabilmente, il recupero dell’Epithalamium de nuptiis Honorii Augusti di Claudiano, per la seconda. Nel poema boccacciano queste parentesi descrittive si caricano di connotazioni allusive, assumendo una valenza allegorica sconosciuta ai modelli, per la quale si può invocare la ricezione di alcuni stimoli del Roman de la Rose.
[1]Teseida delle nozze di Emilia, a c. di A. Limentani, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, a c. di V. Branca, vol. 2, Milano 1964, pp. 444-499.

