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Percorso testuale   Home Page > Percorso testuale > Le opere in volgare > Il Convivio:tradizione testuale e soluzioni editoriali

Il Convivio:tradizione testuale e soluzioni editoriali

fotografia Lasciato incompiuto dall’autore al quarto trattato, il Convivio ha avuto, con poche eccezioni, una diffusione tarda: dei 45 manoscritti pervenutici solo due sono trecenteschi, mentre gli altri sono tutti datati o databili al XV secolo. Alla tarda diffusione si accompagna poi la frequente erroneità e lacunosità di tutti i codici, riconducibili, come notò Folena, a un “archetipo alquanto malconcio”[1], o forse ad un originale che “si presentava in forma provvisoria, come scrittura privata e abbozzo non trascritto in pulito”[2]. Dopo la princeps pubblicata nel 1490 a Firenze presso Francesco Bonaccorsi, il XVI e XVII secolo, con la sola eccezione di tre stampe venete dei primi decenni del ’500, fanno registrare un prolungato silenzio editoriale, che si interrompe solo nel 1723 con la pubblicazione fiorentina per i tipi Torrentini e Franchi.

Alla complessa situazione testuale del Convivio si tentò di porre rimedio con le prime, metodologicamente incerte, edizioni ottocentesche, tra le quali vanno ricordate, quella dei cosiddetti Editori milanesi del 1827 e le successive di Romani (1862) e di Giuliani (1874-75). Solo nel 1921 Parodi e Pellegrini procurarono per la Società Dantesca Italiana un’edizione rigorosa del Convivio, ma purtroppo priva di apparati giustificativi, che è stata assunta come testo di riferimento per gli ampi commenti di Busnelli e Vandelli del 1937 e di Vasoli e De Robertis del 1988. Una nuova edizione critica, fortemente rispettosa dell’archetipo, ma in cui programmaticamente si rinunciava ad analitiche classificazioni genealogiche, fu offerta nel 1966 da Maria Simonelli. Più recentemente nel 1995, nell’ambito dell’Edizione Nazionale delle Opere di Dante, Franca Brambilla Ageno ha curato un nuovo testo del trattato volgare dantesco, che in quattro ampi tomi, ricostruisce i rapporti tra i manoscritti e propone persuasivi, ma in qualche caso non indispensabili, interventi di restauro sul testo dell’archetipo.

[1] G. Folena, La tradizione delle opere di Dante Alighieri, in Atti del congresso internazionale di studi danteschi (20-27 aprile 1965), Firenze, Sansoni, 1965, pp. 18-19.

[2] G. Gorni, Appunti sulla tradizione del "Convivio" (a proposito dell'archetipo e dell'origine dell'opera), in Id., Dante prima della ‘Commedia’, Firenze, Cadmo, 2001, p. 251.

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