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Percorso testuale   Home Page > Percorso testuale > Le opere in volgare > La Commedia: titolo e genere letterario

La Commedia: titolo e genere letterario

fotografia Dante attribuisce esplicitamente al proprio poema il titolo Comedìa, con accentazione greca, in Inf., XVI 128 e XXI 2, e tale denominazione, spesso anche nella forma Commedia, compare regolarmente nei manoscritti più antichi. Se è vero che nel Paradiso l’autore si riferisce alla propria opera solo come al “sacrato poema” (Par., XXIII 62), al “poema sacro” (Par., XXV 1), non si può tuttavia ipotizzare che Dante, con il termine Commedia, abbia voluto riferirsi solo alla prima cantica, poiché nell’Epistola XIII non solo si legge chiaramente che il titolo del libro è: “Incipit Commedia Dantis Alagherii”, ma se ne fornisce anche una duplice giustificazione: contenutistica (la commedia in opposizione alla tragedia si caratterizza per un esito felice) e formale (lo stile della commedia è, al contrario di quello sublime della tragedia, dimesso e umile, è un “linguaggio volgare, nel quale comunicano anche le donnette[1]: Ep., XIII 31). La testimonianza dell’epistola ha suscitato numerose perplessità, in quanto non sempre lo stile della Commedia è umile e piano e in quanto l’Eneide, che pure Dante ha definito un’“alta tragedìa” (Inf., XX 113), si conclude felicemente. L’insoddisfazione denunciata da molti lettori, a partire da Boccaccio, per un tale titolo, è dunque sintomatica dell’assoluta novità del genere che Dante veniva elaborando, per il quale le categorie concettuali tradizionali apparivano inevitabilmente non del tutto soddisfacenti. Recentemente è stata valorizzata un’accezione di poesia comica, risalente ad Orazio e diffusa nel Medioevo, che, in contrasto con la tragedia, comprenderebbe la satira, cioè “la denuncia militante della corruzione politica e morale”[2], tematica pervasiva nel poema dantesco.

Il fortunato attributo di divina, dovuto al Boccaccio, entrò stabilmente in circolazione solo con l’edizione curata da Ludovico Dolce e stampata a Venezia nel 1555, per i tipi di Gabriele Giolito.

[1] “locutio vulgaris in qua et muliercule comunicant”.

[2] M. Tavoni, Il titolo della ‘Commedia’ di Dante, in “Nuova Rivista di Letteratura Italiana”, I 1998, pp. 22.

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