La Vita Nuova: tradizione del testo e soluzioni editoriali
La Vita nuova è tradita da 43 manoscritti, che, secondo le indagini di Michele Barbi, dipendono tutti da un archetipo vicino all’originale, articolato in due famiglie, α e β, a loro volta bipartite rispettivamente in k e b e in s e x. Tra i testimoni essenziali per la ricostruzione testuale andranno ricordati almeno il Chig. L VIII 305 della prima metà del ’300; il codice Toledano, autografo di Boccaccio, che estrapolò dal testo dantesco le cosiddette divisioni, cioè i commenti in prosa alle liriche, collocandole sui margini, e da cui dipende l’ampio gruppo b; infine, per il subarchetipo β, il Martelli 12, codice di area eugubina ascrivibile ai primi decenni del ’300. Rilevante è per le rime del prosimetro la tradizione inorganica, cioè la loro circolazione fuori dalla Vita nuova, che va distinta in tradizione estravagante, precedente cioè il loro inserimento nel libello dantesco, e in tradizione per estratto, dovuta cioè al successivo scorporo dal tessuto prosastico. La tradizione estravagante delle rime consentirebbe infatti di recuperare, almeno per alcuni di questi componimenti, una redazione antecedente al loro inserimento nella Vita nuova, documentando così l’esistenza di varianti d’autore. Ininfluente invece sul piano testuale la princeps della Vita nuova (Firenze, Sermartelli, 1576), che esibisce però una sistematica rassettatura del testo, volta ad attenuare ogni riferimento a temi e termini sacri.
Una magistrale soluzione editoriale della Vita nuova, impostasi come testo di riferimento, fu curata nel 1907 da Barbi e poi ristampata con alcune lievi modifiche nel 1932. Solo nel 1996 Gorni ha offerto una revisione del testo del libello (titolato ora Vita nova), in cui ha apportato sensibili ritocchi (ancora vivacemente discussi) alla vulgata barbiana, tra cui particolarmente notevoli sono la riduzione dei paragrafi da 42 a 31, la nuova patina linguistica (ricostruita secondo il discutibile criterio delle attestazioni prevalenti nell’antica tradizione manoscritta) e la veste grafica fortemente conservativa.

